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Israele: la condanna dell’invasione russa e il mancato sostegno militare all’Ucraina

28 feb 2022

Le delegazioni russa e ucraina stanno tornando nelle rispettive Capitali per consultazioni. Non c’è accordo ma la trattativa non è fallita. Prima di scegliere la città di Gomel per il vertice dei negoziati sulla guerra con la Russia, il Presidente ucraino Zelensky aveva chiesto al premier israeliano Bennett di mediare con la Russia e ospitare i colloqui a Gerusalemme, ma il Presidente Putin aveva subito declinato l’invito. L’ambasciatore russo a Tel Aviv, con la frase “Ci auguriamo che Israele continui ad avere un approccio diplomatico saggio” aveva invitato chiaramente Bennett ad evitare di schierarsi. Ma il Ministro degli Esteri israeliano Lapid ha invece condannato esplicitamente Mosca, dichiarando che l’invasione è stata “una grave violazione dell'ordine internazionale”. Frase che ha portato subito a un richiamo dell'ambasciatore israeliano in Russia per chiarimenti sui commenti del Ministro degli Esteri israeliano. Eppure, malgrado Lapid abbia dichiarato che Israele voterà all’ONU la condanna della Russia, che Gerusalemme abbia aiutato ad evacuare i cittadini siriani, egiziani e libanesi dall'Ucraina, e garantito che 180.000 cittadini ucraini possono emigrare anche subito in Israele, e nonostante l’invio di un team medico israeliano per aiutare i rifugiati, e di tre aerei con oltre 100 tonnellate di aiuti umanitari, la posizione israeliana ha deluso Kiev, che sperava in un sostegno militare. Non comprendendo che, se Israele avesse fornito aiuti bellici all’Ucraina, si sarebbe schierato apertamente contro la Russia, compromettendo l’autorizzazione tacita di Mosca che permette a Gerusalemme di colpire i depositi di armi e missili iraniani e di Hezbollah in Siria, della quale la Russia controlla lo spazio aereo. Comunque l'ambasciata di Kiev a Tel Aviv sta reclutando ex soldati dell'esercito israeliano di origine ucraina per unirsi alla guerra contro Mosca. Perché, se con la Russia si sono schierati subito l’Iran e la Siria, Hamas a Gaza e gli Houti in Yemen, non solo è chiaro come essere dalla parte giusta della Storia, ma anche come non essere lasciati soli di fronte a un Iran sempre più vicino alla bomba atomica.





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