Israele: Netanyahu invita i capi delle autorità locali arabe ad appoggiarlo alle elezioni

Nonostante sia stato osservato un calo del 33% dei tassi di infezione tra chi è stato già vaccinato e chi no, anche in Israele è arrivata la mutazione del coronavirus chiamata “variante brasiliana”, capace di sfuggire al sistema immunitario, e che colpisce perfino chi era già guarito dalla precedente infezione causata dal ceppo originario. Per ottenere tutte le dosi necessarie in tempi brevi, Israele si è impegnato a fornire quotidianamente alla Pfizer moltissimi dati sulla campagna di vaccinazione, ma non le informazioni per identificare i vaccinati. Intanto il premier Netanyahu, che ha utilizzato la rapidità e l’efficacia della campagna vaccinale come propaganda elettorale, sta mettendo a segno un’altra strategia.
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Forte di quella che ha chiamato la “nuova era nei rapporti fra arabi e israeliani”, grazie al successo degli Accordi di Abramo, ha incontrato ieri alcuni capi delle autorità locali arabe per invitare i loro rappresentanti a far parte delle liste del Likud o ad appoggiarlo alle prossime elezioni del 23 marzo, boicottando quindi la Lista Araba Unita che comunque, secondo gli ultimi sondaggi, otterrebbe solo un terzo dei seggi attuali. Se portare i deputati arabi al governo sembra una mossa spregiudicata per mantenere il potere e l’immunità, Netanyahu ha però garantito in cambio qualcosa che può mantenere: la lotta alla criminalità nelle città arabe, richiesta a gran voce dall’82 percento della popolazione, anche araba. Il premier deve a tutti i costi colmare il vuoto lasciato dalla defezione di Gideon Sa’ar dal Likud per formare il partito “Nuova Speranza”. Così il Likud si è subito adeguato alla strategia di Netanyahu presentando alle primarie la prima donna musulmana. Solo il risultato elettorale deciderà se le promesse potranno essere mantenute, come anche i veti: se Gideon Sa'ar otterrà pochi seggi, il suo rifiuto di unirsi a Netanyahu per formare una maggioranza probabilmente cadrà.
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Massimo Caviglia

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