Quella che il Financial Times ha già definito l'autostrada più costosa al mondo rischia di costare davvero cara al Montenegro. I primi 41 Km, circa un quarto della lunghezza totale, sono costati allo stato balcanico 20 milioni di euro al chilometro, ma il problema economico ha una portata ben più ampia. Per finanziare questo costosissimo progetto portato avanti dalla China Road and Bridge Corporation il governo montenegrino, allora guidato dal Partito democratico dei socialisti, ha contratto un prestito per quasi un miliardo di dollari con la banca cinese ExIm. Podgorica pensava che il turismo, in particolare quello russo che caratterizza la regione, avrebbe permesso di ripagare il prestito. Ma la crisi del settore legata alla pandemia e l'impraticabilità finanziaria del progetto rischiano ora di mettere in ginocchio il Paese.
La Cina detiene un quarto del debito del Montenegro e, nonostante i massicci ritardi nella costruzione dell'autostrada, il primo rimborso è previsto a luglio. Il Montenegro si è quindi rivolto all'Unione Europea (della quale spera di diventare stato membro nel 2024) per rifinanziare il prestito, a garanzia del quale erano stati dati terreni statali. "L'Europa non ripagherà i prestiti" che il Montenegro e altri Stati partner nei Balcani "hanno contratto con terze parti" ha dichiarato il portavoce per la politica estera dell'Ue, Peter Stano rispondendo alle domande dei giornalisti, ed ha aggiunto: "L'Europa è preoccupata per gli effetti socio-economici e finanziari di alcuni investimenti cinesi in Montenegro, esiste un rischio di squilibri macroeconomici e di dipendenza dal debito".
È un caso tipico della cosiddetta “trappola del debito” di cui viene accusata spesso la Cina: la costruzione di infrastrutture in cambio di un indebitamento massiccio con Pechino come già accaduto con il porto del Pireo in Grecia sottolinea Pierre Hanski su Internazionale.
Il Ministro delle finanze Milojko Spajić ha anticipato che ora si guarda al sostegno finanziario che potrebbero garantire la Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. "Sarebbe una vittoria facile per l’Europa", ha dichiarato Spajić senza nascondere la volontà di giocare sulle rivalità geopolitiche per permettere al suo paese di superare le difficoltà.