Migranti: un "risiko geopolitico" dietro la crisi umanitaria al confine tra Bielorussia e Polonia

La situazione, per circa 4.000 migranti, resta critica

Al netto dei recenti annunci di Minsk - circa la disponibilità ad accogliere tutti i migranti in un centro logistico vicino al valico di Bruzgi –, appare improbabile una celere soluzione dell'emergenza umanitaria. Anche perché su di essa si innestano – complicandola – una serie di dossier spinosi: dalla crisi energetica alle tensioni in Ucraina. A farne le spese migliaia di disperati, ammassati nella “terra di nessuno” fra Polonia e Bielorussia, e disposti a tutto pur di forzare il blocco. Le guardie di frontiera hanno reagito, ieri, a suon di lacrimogeni e cannoni ad acqua: devastanti, visto il clima rigidissimo, gli effetti su persone già debilitate da giorni passati all'addiaccio. In altre occasioni le istituzioni europee avevano insistito sul valore dell'accoglienza; questa volta le priorità sembrano altre. Compatto il sostegno alla Polonia; con l'accusa a Lukashenko di strumentalizzare in modo cinico i flussi migratori. E c'è chi ha parlato di regia occulta di Putin. Ma in questo caso – sottolineano alcuni analisti - il via libera di Varsavia, alla costruzione di un muro, giocherebbe paradossalmente a favore del Cremlino: avvicinando ancor di più a sé la Bielorussia, e schermando i tentativi di Polonia e Paesi Baltici di esercitare un'influenza su Minsk. In questo risiko geopolitico sembra collocarsi anche la decisione delle Autorità tedesche di sospendere l'approvazione del gasdotto Nord Stream 2, per problematiche di carattere societario. Non è da escludersi che il reale obiettivo sia spingere Mosca ad esercitare pressioni su Lukashenko, per una soluzione della crisi.

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