IRAN

Petrolio: Washington annuncia di voler "azzerare" le esportazioni iraniane. Prezzo del barile alle stelle

Teheran, come risposta, minaccia di bloccare lo Stretto di Hormuz

Come previsto il pugno duro di Trump, contro l'Iran, avrà pesanti ripercussioni anche sui nostri portafogli; con i prezzi dell'”oro nero”, al barile, schizzati oggi ai massimi, da 6 mesi. Inevitabili, dunque, i rincari alla pompa di benzina. Ma gli effetti dell'annuncio di Washington, di voler azzerare le esportazioni di idrocarburi di Teheran, rischiano di essere devastanti soprattutto a livello geopolitico. La Casa Bianca, come è noto, ha stabilito che dal 2 maggio non verranno rinnovate le esenzioni concesse ad 8 Paesi, tra cui l'Italia; minacciando sanzioni, in caso di violazioni dell'embargo. Mossa ritenuta inaccettabile dalla Cina, che dall'Iran importa circa la metà del proprio fabbisogno di greggio. Pechino, allora, ha già fatto sapere di voler proteggere i “propri legittimi diritti”. Un braccio di ferro che – con ogni probabilità – complicherà ulteriormente i negoziati sui dazi, fra le due superpotenze; con gravi ripercussioni sull'economia mondiale. A respingere l'unilateralismo degli Stati Uniti anche la Turchia: player fondamentale, nello scenario mediorientale, è pilastro della NATO. La campagna statunitense di “massima pressione” contro l'Iran era iniziata lo scorso anno, con la clamorosa uscita dall'accordo sul nucleare; poi una continua escalation, con l'obiettivo – probabilmente - di favorire un regime-change. Il risultato è invece un irrigidimento delle posizioni. Come immediata risposta all'inserimento dei Pasdaran, nella lista nera americana delle organizzazioni terroristiche, Teheran ha infatti nominato Hossein Salami nuovo capo dei Guardiani della Rivoluzione. Si tratterebbe di un fautore della linea dura. Ma non solo; l'Iran – ormai messo all'angolo dalle sanzioni - è tornato a minacciare il blocco dello Stretto di Hormuz, per il quale transita circa un terzo di tutto il greggio trasportato via mare. Misura estrema, che porterebbe ad una guerra catastrofica in tutto il Medioriente. L'impressione, insomma, è che l'aggressività di Trump, al momento, favorisca i “falchi” dell'establishment iraniano, a scapito dei settori più moderati, che fanno riferimento al Presidente Rohani.

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