UCRAINA

Putin ordina alle forze russe un cessate il fuoco per il Natale ortodosso. Una “ipocrisia”, replica Kiev

Il Presidente russo “sta cercando solo un po' di ossigeno”, ha commentato Biden

Una tregua di 36 ore, lungo tutta la linea di contatto, fino alla mezzanotte del 7 gennaio, in occasione del Natale ortodosso. Se si considera l'abisso di violenza e rancore, nel quale è precipitato il conflitto, ha del clamoroso l'annuncio di Putin. Che ha ricordato l'appello, di qualche ora prima, del Patriarca Kirill. Poco probabile, tuttavia, ipotizzare che il Presidente russo abbia agito su impulso del Primate ortodosso; più realistico pensare ad un sostegno reciproco, sulla falsariga dei mesi precedenti. Sullo sfondo di questa operazione, piuttosto, pare stagliarsi la figura di Erdogan; che oggi aveva sentito al telefono sia Putin che Zelensky. Non certo animato da propositi umanitari, secondo i più, il leader turco; bensì dal perseguimento sistematico dell'interesse nazionale. Incalcolabili, allora, i dividendi geopolitici di un'eventuale stop concordato ai combattimenti.

Al momento, tuttavia, si tratta di una dichiarazione unilaterale di cessate il fuoco; un'incognita la possibile risposta ucraina, domani, sui vari fronti. Poco incoraggianti i primi feedback. “La Russia deve ritirarsi dai territori occupati, solo allora avrà una tregua temporanea. Tenetevi la vostra ipocrisia”; parole dure quelle del consigliere presidenziale Podolyak. A conferma dell'attuale linea di Kiev, apparentemente refrattaria a qualunque compromesso. Postura pienamente legittima, in quanto Paese aggredito; ma l'eventuale “no” ad un cessate il fuoco potrebbe avere un impatto politico, specie sulle cancellerie occidentali meno determinate su questo dossier. Proprio oggi nuovi appelli all'unità da parte del Segretario Generale della NATO; ad avviso del quale “le armi sono – di fatto – la via per la pace”.

Cammino comunque impervio, a giudicare dai risultati delle interlocuzioni odierne di Erdogan. Fra i prerequisiti per un dialogo con Kiev, Putin si sarebbe soffermato sulla necessità di tenere conto “delle nuove realtà territoriali”. Condizione irricevibile per Zelensky, che dal canto suo si è detto contento di sapere come la Turchia sia pronta a partecipare alla formula di pace ucraina. Complessa, intanto, la situazione sul campo. A fronte del sanguinoso stallo sul fronte di Bakhmut, si inseguono rumors di possibili grandi offensive, di entrambi i belligeranti, in altri settori. Kiev guarda agli Stati Uniti – dove prosegue lo psicodramma repubblicano per l'elezione dello Speaker della Camera - per ottenere nuove forniture che le permettano di riprendere l'iniziativa. Nel nuovo pacchetto di aiuti, ha confermato il Presidente Biden, potrebbero esservi veicoli corazzati per fanteria Bradley. Si attende, ora, la reazione del Cremlino.

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