
L'entrata in guerra degli Usa alza il livello d'allerta: 29mila i siti sotto massima sorveglianza in Italia, tra i quali circa un migliaio riguardano interessi statunitensi e israeliani. Occhi puntati anche sul Vaticano, dove già da ieri è stata intensificata la sicurezza. Si studiano possibili scenari della risposta di Teheran a Trump: dal blocco dello stretto di Hormuz ad azioni contro le basi Usa in Medio Oriente, dagli attacchi informatici a quelli contro obiettivi civili. Il terrorismo islamico rappresenta, per l'occidente, un pericolo concreto.
“Il ricorso all'arma del terrorismo è certamente un'opzione del regime iraniano”, commenta il generale Vincenzo Camporini, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa. “E' chiaro che non sarebbe un'arma volta a rovesciare gli esiti del conflitto, ma quantomeno a intimidire altri probabili o possibili partecipanti alle operazioni. In questo caso è ovvio che ci vuole un'attenta gestione dell'intelligence interna, in modo tale da identificare queste cellule dormienti e renderle inoffensive. Non si può abbassare la guardia”.
Nel frattempo è fuoco incrociato tra Iran ed Israele. Proseguono bombardamenti ed attacchi mirati, con la tecnologia che ha cambiato il volto della guerra e le dinamiche sul campo di battaglia.
“Il conflitto – afferma Camporini - è cambiato ed è rimasto uguale a se stesso. Abbiamo assistito in Ucraina a operazioni che possono tranquillamente essere equiparate a quelle della Prima Guerra Mondiale, con una guerra per trincee, con l'utilizzo di sistemi d'arma della prossima guerra, quindi droni e sistemi automatizzati, droni terrestri, droni navali, droni aerei, finora guidati da operatori che sicuramente costituiscono un'élite, ma molto presto, se non è già accaduto, guidati da algoritmi dell'intelligenza artificiale. E' più che un'ipotesi, è una realtà che si sta costruendo e che dal punto di vista etico pone dei problemi giganteschi”.