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Russia e Ucraina: faccia a faccia fra i due governi in Turchia

10 mar 2022

Entra nella sua terza settimana il conflitto in Ucraina e lo fa con un monito tanto estremo quanto inquietante, quello della Casa Bianca secondo cui non è da escludere il rischio che la Russia "usi armi chimiche" in Ucraina. In un post su Twitter nel quale respingeva come "falsità" le affermazioni del ministero degli Esteri russo secondo cui gli Usa stanno sviluppando armi chimiche e biologiche in Ucraina al confine con la Russia, la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha infatti sottolineato che "tutti dovremmo stare in allerta rispetto all'uso di armi chimiche da parte della Russia o aspettarci che Mosca le usi per creare un pretesto, è uno schema chiaro".

Intanto continuano da più parti i tentativi di riportare il conflitto sui binari della diplomazia e del negoziato. È in corso l'incontro, in Turchia, sotto l'egida e la mediazione del premier Erdogan, dei ministri degli esteri, di Russia e Ucraina, Lavrov e Kuleba. È il primo faccia a faccia tra i due governi a questo livello dall'inizio del conflitto. E sempre in Turchia è in arrivo il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica. 




L'Ucraina però continua a bruciare e dopo il bombardamento dell'ospedale pediatrico a Mariupol il presidente Volodymyr Zelensky torna a urlare la sua rabbia: "È un crimine di guerra", dice, "è la prova definitiva che è in corso il genocidio degli ucraini" incalza; quindi si rivolge ancora una volta agli europei e ammonisce: "Non potrete dire di non aver visto cosa è accaduto agli ucraini, cosa è accaduto ai residenti di Mariupol!".

Anche questa notte sono cadute le bombe, con aerei russi hanno condotto raid sul nord-est dell'Ucraina, in particolare sulla città di Okhtyrka, nella regione di Sumy, dove si contano almeno tre morti, un 13enne e due donne. Così Zelensky spera nei corridoi umanitari, ricorda che sono circa 35mila i civili evacuati nella giornata di ieri e auspica che le operazioni di evacuazione possano proseguire anche oggi, con l'apertura di altri tre corridoi umanitari: da Mariupol, assediata da nove giorni, da Volnovakha nel sud-est e da Izioum nell'est.

Giorno dopo giorno poi va ancora allungandosi la lista delle aziende che lasciano la Russia in reazione all'operazione militare lanciata da Mosca in Ucraina ormai oltre due settimane fa e gli ultimi marchi in ordine di tempo sono conosciutissimi: le giapponesi Sony e Nintendo, ma anche le birre Carlsberg e Heineken, fino agli scavatori di Caterpillar. In fine al Congresso degli Stati Uniti la Camera dei rappresentanti ha adottato un nuovo bilancio che include un'enorme dotazione di quasi 14 miliardi di dollari per la crisi ucraina.






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