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Siria: dopo la caduta di Aleppo i governativi tentano di frenare la marea jiadista ad Hama

L'offensiva delle formazioni islamiste ha “riattivato” un conflitto a lungo in stand-by. Quasi 400, al momento, le vittime. Il Presidente siriano Assad promette: “useremo la forza contro il terrorismo”

1 dic 2024

Nulla accade per caso nel risiko mediorientale. E a fronte di un conflitto “sospeso”, quello al confine israelo-libanese, un altro va a riaccendersi; con il consueto corollario di lutti – si parla già di quasi 400 vittime - e civili in fuga. L'azione jiadista a sorpresa, in territori già martoriati da anni di guerra civile, pare diretta conseguenza del momento di difficoltà dei 3 attori geopolitici che avevano garantito la precaria “pax siriana”. Iran ed Hezbollah – colpiti duramente dallo Stato Ebraico, dopo lo choc del 7 ottobre -, e la Russia: impegnata in Ucraina in una guerra percepita come esistenziale dalla propria leadership. Hanno allora colto l'attimo, nei giorni scorsi, le formazioni islamiste capitanate da Hayat Tahrir al Sham – gemmazione di al Quaida -; che muovendo dal “santuario” di Idlib hanno puntato con sorprendente velocità su Aleppo, prendendone quasi completamente il controllo. Inevitabili le speculazioni sul possibile ruolo della Turchia, in tutto ciò.

Avanzata che ha visto liquefarsi le linee di difesa dell'Esercito siriano. A partire da quel momento la cronaca bellica si è mischiata con la propaganda; voci non confermate di un tentato golpe a Damasco, di una caduta in mano ai ribelli anche della città di Hama. In realtà proprio qui sarebbe stata temporaneamente fermata l'offensiva islamista. Anche a seguito dei pesanti raid dell'aviazione russa; in uno di questi – stando a fonti libanesi – sarebbe stato ucciso il capo di Tahrir al Sham, Abu Muhammad al Jolani.

Si tratterebbe di un colpo grosso, per i lealisti. Notizie che paiono aver rinfrancato Bashar Al Assad, fino ad ora un fantasma. Ha promesso che “userà la forza per eliminare il terrorismo”. A Damasco oggi anche la visita del Ministro degli Esteri iraniano; che oltre ad assicurare il supporto di Teheran all'alleato ha puntato il dito contro Stati Uniti ed Israele. “Sono in combutta con i gruppi terroristici in Siria”, ha tuonato. Non abbiamo “nulla a che fare con l'offensiva”, ha ribattuto Washington. Situazione molto confusa sul campo; decisivi i prossimi giorni, per valutare le capacità di reazione dei governativi. La Farnesina sta intanto monitorando l'evolversi della situazione; e non solo per i 120 italiani che risultano ad Aleppo. Si guarda anche agli effetti di lungo termine di questo nuovo focolaio di crisi. “Si rischia – ha ammonito il Ministro Tajani – un collasso migratorio”, come “accaduto qualche anno fa”.





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