Ucraina: fronti sostanzialmente fermi da giorni. A Kherson "nebbia di guerra"

Attesa – prima dell'arrivo dell'inverno – una nuova offensiva di Kiev di ampia portata.

Violenti scambi di artiglieria; contrattacchi – in genere solo tentati - in settori circoscritti del fronte. Si continua a morire sui campi di battaglia ucraini; ed è questa, da mesi, l'unica vera costante. Per il resto lo sguardo di entrambi i belligeranti – in questa fase - sembra piuttosto rivolto oltreoceano, con le elezioni di midterm ormai imminenti. Possibile un allentamento del sostegno statunitense a Kiev, in caso di vittoria dei Repubblicani. E questo muterebbe radicalmente il quadro; perché a quel punto anche la postura degli alleati europei potrebbe cambiare, con conseguenze facilmente prevedibili sulla sforzo bellico del Paese invaso. Da qui, per i decisori ucraini, un imperativo categorico: fare presto, ottenere quanto prima una vittoria strategica che giustifichi l'invio di nuove forniture di armi, da parte dell'Occidente. E ciò anche a scapito dell'effetto sorpresa.

Prevedibile allora una nuova grande offensiva su Kherson, prima che le piogge rendano impraticabile la guerra di movimento. Ma la situazione, nella testa di ponte russa al di là del Dnepr, resta indecifrabile. Secondo alcuni l'evacuazione dei civili sarebbe il prologo di un disimpegno militare dall'area, ormai troppo esposta. Ma una simile decisione – oltre ad avere un impatto politico pesante per il Cremlino -, vanificherebbe uno dei principali obiettivi dell'invasione: la garanzia di un approvvigionamento idrico per la Crimea. A Kiev si teme dunque una trappola. Equilibri in bilico anche nel Donbass; dove a fronte di un rallentamento della spinta russa su Bakhmut, si registrano invece lenti progressi delle forze di Mosca a sud-ovest di Donetsk, peraltro in aree pesantemente fortificate.

Ad incidere, forse, anche l'arrivo in prima linea di decine di migliaia di riservisti. In questi giorni anche rumors di forniture di munizionamento nordcoreano alle truppe del Cremlino. Pyongyang, nel frattempo, prosegue i propri test missilistici. Lanciati nelle ultime ore 4 ordigni a corto raggio, verso il mare. E ciò all'indomani della riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nella quale 12 Paesi hanno chiesto di condannare tali azioni. Russia e Cina hanno tuttavia puntato il dito contro le manovre militari congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud, attualmente in corso; e ritenute una provocazione inaccettabile dal regime di Kim Jong-un.

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