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Ucraina: la NATO frena sui jet a Kiev; priorità a carri armati e munizioni

Oggi l'incontro del “formato Ramstein”. “Nonostante alcuni arretramenti – ha dichiarato il Segretario della Difesa USA - l'Ucraina ha mostrato che prevarrà in questa guerra”

14 feb 2023

Ribadita la formula di rito, nell'incontro odierno di Bruxelles del “formato Ramstein”: “sostegno a Kiev per tutto il tempo necessario”. Sostegno militare, s'intende; perché da tempo la parola “negoziato” è stata espunta da ogni dibattito, e si punta ormai apertamente a sbaragliare la Russia sul campo di battaglia. Ma l'iniziativa è al momento nelle mani delle Forze di Mosca; che in un qualche modo stanno imponendo nel Donbass la dura strategia del logoramento. La pur comprensibile volontà politica dei decisori ucraini – di non cedere neppure un centimetro di territorio – potrebbe costare cara ai difensori di Bakhmut; che vedono progressivamente tagliate, o sotto il fuoco dell'artiglieria, le linee di approvvigionamento, con il rischio di finire in trappola.

In ambito NATO si ostenta comunque sicurezza. “Nonostante alcuni arretramenti l'Ucraina ha mostrato che prevarrà in questa guerra”: così il Segretario della Difesa degli Stati Uniti; dominus de facto, del gruppo di contatto. Austin ha anche incontrato l'omologo ucraino Reznikov. Che ha insistito sulle forniture di caccia occidentali. Ma “i jet non sono la questione più urgente” – ha sottolineato il Segretario NATO, Stoltenberg -; priorità invece alla consegna dei carri armati promessi, e alle forniture di munizioni. Per l'acquisto coordinato di queste, in ambito UE, l'Alto Rappresentante Borrell ha suggerito addirittura l'utilizzo dello “Strumento europeo per la pace”.

Tutto ciò mentre uno dei Paesi più influenti, dell'Alleanza Atlantica – la Turchia -, si trova a fronteggiare le conseguenze del catastrofico sisma del 6 febbraio. Secondo l'OMS il “peggior disastro naturale nella regione europea” da un secolo a questa parte. Agghiacciante il bilancio delle vittime, in continuo aggiornamento. Erdogan ha parlato di 8.000 persone salvate sotto le macerie. Sempre frammentarie, invece, le informazioni sulla situazione nella Siria nord-occidentale; dove l'embargo occidentale complica la macchina dei soccorsi.





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