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Ucraina: nuovi colloqui tra i leader di Russia e Cina, dopo il “no” preventivo degli USA ad un cessate il fuoco

Tensione, intanto, negli Stati Uniti, per il ventilato arresto di Donald Trump. Barriere di protezione anche a Capitol Hill

21 mar 2023
Xi Jinping e Vladimir Putin
Xi Jinping e Vladimir Putin

Ucraina nel poco invidiabile ruolo di campo di battaglia, nel grande gioco geopolitico delle sfere di egemonia. Ormai un tritacarne la linea del fuoco del Donbass. Piccoli ma costanti avanzamenti russi a Bakhmut; e puntate offensive più a nord, in direzione Sloviansk. Ancor più inquietante, forse, per le forze di Kiev, la manovra avvolgente in corso intorno ad Avdiivka: pilastro della linea difensiva nella Regione. Gli ucraini rispondono con ricognizioni in forze nella oblast di Zaporizhzhia, ed attacchi con droni nel nord della Crimea. Per tenere sotto costante pressione lo schieramento nemico. Mentre al fronte si combatte e si muore; proseguono senza sosta i contatti fra i leader, nella logica ormai consolidata dello scontro fra blocchi. Viaggio a sorpresa, allora, del premier giapponese Kishida a Kiev; non a caso in concomitanza con la due giorni a Mosca di Xi Jinping. Che ha invitato Putin a Pechino; e ribadito come le relazioni con la Russia restino una priorità. Nel pomeriggio nuovi colloqui. Le autorità della Repubblica Popolare rimarcano la propria volontà di mantenere “la comunicazione con tutte le parti coinvolte”, per “promuovere la pace”. Un piano di de-escalation, quello cinese, che il Cremlino ha dichiarato di guardare “con interesse”.

Ma che incontra l'aperta ostilità di Washington; già scottata dalla clamorosa mediazione di Pechino tra sauditi ed iraniani. E che vede come fumo negli occhi un simile protagonismo – del proprio rivale strategico - sul dossier che sta incendiando l'Europa. Da qui il “no” preventivo ad un appello al cessate il fuoco. Vi è al contempo la possibilità che l'attenzione della potenza egemone sia in questa fase focalizzata sui guai interni. Tensione alle stelle a New York in vista del ventilato arresto, oggi, di Donald Trump; la polizia ha blindato l'aula del tribunale di Manhattan, da cui è attesa una decisione a breve. E ciò alla luce dell'appello dell'ex Presidente, ai suoi sostenitori, a scendere in piazza e riprendersi il Paese. Barriere di protezione anche a Washington, nell'area di Capitol Hill. Ancora vivo l'incubo dell'attacco al Congresso.

Nella tempesta anche la Francia, dopo l'approvazione della contestata riforma delle pensioni. Il Governo si è salvato per un pugno di voti; ma il Paese è in subbuglio. Durissime proteste a Parigi e in altre città. Ai minimi termini la popolarità di Macron, che domani si rivolgerà in tv ai francesi.





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