Chiuso, almeno per il momento, il fronte mediorientale, gli USA si concentrano ora su quello in est Europa. Vanno lette in questo senso le pressioni che, nelle ultime ore, la diplomazia economica statunitense sta esercitando in particolare su India e Giappone. La richiesta dell'amministrazione Trump è di fermare l'acquisto di prodotti energetici dalla Russia per indebolirne l'economia ed accelerare così il processo di pace in Ucraina.
Il Segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, ha comunicato mercoledì le chiare aspettative dell'Amministrazione Trump al Ministro delle Finanze giapponese, Katsunobu Kato, chiedendo apertamente che il Giappone smetta di importare energia russa. Bessent ha ribadito tale posizione anche sui social media dopo l'incontro. L'incontro si è svolto a margine della riunione annuale del Fondo Monetario Internazionale e dei vertici finanziari del G7 e del G20 tenutisi a Washington. Le nazioni del G7 – di cui fanno parte Stati Uniti e Giappone – avevano precedentemente concordato di coordinare e intensificare le sanzioni contro Mosca, prendendo di mira i paesi che acquistano petrolio russo aggirando in qualche modo delle misure restrittive. Nonostante questo impegno coordinato, il Ministro Kato ha risposto ai giornalisti che il Giappone farà "tutto il possibile, basandosi sul principio fondamentale del coordinamento con i paesi del G7, per raggiungere la pace in Ucraina in modo equo".
Tuttavia, il Giappone si trova in una posizione delicata: da qualche mese è tornato ad acquistare Sakhalin Blend, un tipo di greggio prodotto in Estremo Oriente russo, per garantire stabilità nelle forniture di gas naturale liquefatto (GNL), una risorsa chiave per l’economia nipponica. Questo greggio, infatti, copre circa il 9% delle sue importazioni di GNL.
Contemporaneamente, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato mercoledì mattina che il Primo Ministro indiano, Narendra Modi, si è impegnato a smettere di acquistare petrolio dalla Russia. Il paese di Putin è storicamente il principale fornitore di petrolio dell'India, avendo esportato a settembre 1,62 milioni di barili al giorno, equivalenti a circa un terzo delle importazioni petrolifere totali del Paese. Per mesi, Nuova Delhi aveva resistito alle pressioni di Washington, con funzionari indiani che difendevano gli acquisti come cruciali per la sicurezza energetica nazionale.
Trump ha confermato di aver in precedenza preso di mira l'India per questi acquisti, imponendo tariffe sulle esportazioni indiane verso gli Stati Uniti, nel tentativo di scoraggiare l'acquisto di greggio e fare pressione su Mosca per negoziare un accordo di pace in Ucraina. "Quindi non ero contento che l'India stesse acquistando petrolio, e lui [Modi] mi ha assicurato oggi che non acquisterà petrolio dalla Russia," ha affermato Trump alla Casa Bianca.
L'annuncio è giunto pochi giorni dopo che Modi aveva incontrato il nuovo ambasciatore indiano scelto da Trump, Sergio Gor, stretto confidente del Presidente. Sebbene la nomina di Gor sia stata vista come una mossa positiva per le relazioni bilaterali tra Stati Uniti e India, l'ambasciata indiana a Washington non ha risposto immediatamente alle richieste di conferma sull'effettivo impegno preso da Modi. Trump ha riconosciuto che l'interruzione delle spedizioni non potrà essere "immediata," definendola "un piccolo processo, ma che si concluderà presto".
Da Delhi è poi giunta la risposta: "Prezzi stabili e forniture sicure di energia sono i due obiettivi primari che l'India continua a perseguire. Questa scelta prevede un'ampia e diversificata piattaforma di fornitori per rispondere alle esigenze dei consumatori". La nota del ministero degli Esteri aggiunge che "sono in corso colloqui con l'amministrazione statunitense che ha mostrato interesse ad approfondire la cooperazione energetica con l'India".
Una potenziale decisione da parte dell'India di bloccare le importazioni russe rappresenterebbe un cambiamento radicale da parte di uno dei principali clienti energetici di Mosca, un fatto che potrebbe rimodellare i calcoli per le altre nazioni che continuano a importare greggio russo.
Non si è fatta attende la risposta della Russia. L'India continuerà ad importare il petrolio russo, nonostante le pressioni degli Usa perché le interrompano, ha affermato il vice premier russo responsabile per il settore energetico, Alexander Novak. "Continuiamo la nostra interazione con i nostri partner amichevoli, le nostre risorse energetiche sono richieste, sono economicamente vantaggiose e convenienti", ha affermato Novak, citato dall'agenzia Interfax. "Sono fiducioso che i nostri partner continueranno a lavorare con noi".
Accanto a queste pressioni, si affiancano le azioni militari sul campo con lo stesso obiettivo. Risale all'11 ottobre l'attacco ucraino alla raffineria di petrolio nella Repubblica russa del Bashkortostan, provocando esplosioni e un vasto incendio, come riporta il Kyiv Independent. Secondo il Financial Times che cita fonti informate, da diverse settimane Kiev riceve informazioni dall’intelligence americana per colpire risorse energetiche russe. "Questo sostegno si è intensificato da metà estate – riporta il Finalcial Times – gli attacchi di Kiev hanno fatto schizzare alle stelle i prezzi dell’energia in Russia e costretto Mosca a tagliare le esportazioni di gasolio e a imporrare carburante".