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Clara Boscaglia: una parola sul lavoro e l’impresa

20 lug 2011
Sempre nella volontà di mantenerne vivo non solo il ricordo, ma l’impegno e la profondità della propria dottrina politica, oggi desideriamo proporvi una “seconda parola” di Clara Boscaglia. Naturalmente non con il solo scopo di un recupero nostalgico della sua figura, ma con la volontà di rendere un contributo ancora attuale per il nostro tempo e dal quale trarre spunti di riflessione e capacità di azione. Dunque, la parola di oggi é lavoro:

«Lo Stato ha un dovere fondamentale, quello dell’efficienza della pubblica amministrazione, partecipe e promotrice dello sviluppo. La classe politica deve fare le scelte, deve indicare i progetti; all’amministrazione tocca realizzarli, buoni o cattivi che essi siano; alla P.A. tocca anche dare suggerimenti correttivi, quando il politico che non è sempre professionale sbaglia e può sbagliare, e sbaglia anche spesso. Tutto questo, cari amici, però ha due presupposti, due presupposti difficili che non si inventano e i presupposti sono una cultura del lavoro e una cultura dell’impresa. Una cultura del lavoro che smetta di considerare come massimo traguardo della vita di ciascuno il posto di fattorino sotto la P.A.; cultura del lavoro che deve vedere nel lavoro il modo di realizzarsi di ciascuno di noi, il modo in cui ciascuno può produrre risorse a bene di sé e della collettività in cui opera, il modo di realizzare i talenti che Dio gli ha dato a favore di sé ed altrui; non possiamo pretendere di correre l’avventura umana soltanto ammucchiando carte. Nessuna economia e nessuna cultura stanno in piedi soltanto con le carte. Una cultura dell’impresa. Qualcuno sostiene che l’impresa deve vivere con i soldi del credito agevolato, deve vivere con gli sgravi fiscali, deve vivere con la detassazione degli utili reinvestiti. Ebbene mi chiedo che impresa sia questa. Per me è impresa quella che ha intrinseche ed autonome capacità di produrre o di trasformare beni, dando lavoro e producendo utili. Il profitto non è la morale dell’impresa, non è la sua regola, c’è anche un ruolo sociale dell’impresa a cui bisogna adempiere, ci sono dei metodi da rispettare, delle norme da osservare, in campo internazionale. Ecco allora il grande compito: il grande compito è sentirci sammarinesi ed europei insieme, non perdere questa occasione ma prepararci, riconoscendo il grande valore del lavoro e delle risorse umane perché queste in fondo sono l’unica vera risorsa di questo paese».

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