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Clara Boscaglia: una parola sull’Europa

19 lug 2011
E’ il legame con le proprie radici che consente di mantenere vivo e vitale ogni albero. E’ il flusso di quella linfa vitale che permette ai suoi rami di stendersi fino al cielo. Questo vale, tanto più quanto la pianta é alta e i suoi rami distesi. Ma questo vale anche per la “statura” di ogni uomo. Così, quest’anno, caratterizzato anche dal Congresso dello scorso novembre, in preparazione alla ricorrenza del XXI anniversario della morte di Clara Boscaglia, vorremmo recuperare “3 parole” dalla voce di una delle testimoni più autorevoli del nostro Partito. Una per ogni giorno, come in preparazione ad una memoria da ravvivare, riguardanti alcune questioni di grande importanza ed attualità per il nostro Paese, e lasciarci nuovamente stimolare dalla sua esperienza e competenza. La parola di oggi è Europa:
«Amici miei, se vogliamo affrontare l’Europa, l’Europa la si affronta con la competitività e la competitività di una piccola impresa diviene ancora più ridotta rispetto al contesto europeo rispetto ai colossi dell’Europa. Ecco perché quelle differenza noi dobbiamo poterle mantenere a un patto. A patto che la base produttiva divenga una base consapevole in cui accanto alla produzione esistano livelli di produttività, professionalità e cultura del lavoro, non una base produttiva squalificata, da colonizzazione, ma una base produttiva che sia in grado di produrre risorse e di porle sul mercato. A questo fine devono essere mirati gli interventi dello Stato e le enormi risorse, che lo Stato pone a disposizione dell’Impresa, ma non per qualsiasi impresa, ma per quella impresa che sia in grado di produrre, di mantenere un mercato e insieme svolgere anche un ruolo sociale. Rispetto alla CEE, come Governo abbiamo fatto la scelta di paese terzo per molte ragioni. Primo, perché questo paese ha fatto una scelta politica di fondo e non l’ha fatta oggi, ed è la scelta della neutralità, in campo internazionale la CEE non viene considerata neutrale, la CEE ha dal punto di vista politico una precisa connotazione e caratterizzazione politica; secondo, perché San Marino deve salvaguardare alcune sue peculiarità. Con buona pace di qualcuno, bisogna pur riconoscere che non si tratta né di problema di stelle né di paragonarci al Lussemburgo, ma di restare con i piedi per terra. Ebbene, per restare con i piedi per terra, bisognerà pure interrogarsi realisticamente su quale contributo San Marino potrebbe dare all’Europa. Ma l’Europa è una sfida da cogliere, con tutte le nostre forze e sentendoci un micro sistema, un micro sistema aperto; per cui, tutti i nostri comportamenti, di forze sociali, di forze politiche e di istituzioni pubbliche e private debbono essere rivolti al sistema da proiettare in quanto tale verso l’Europa: così la scuola, così la formazione, così le leggi».

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