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Commissione Finanze: approvato il progetto di legge su vigilanza e attività economiche

9 mag 2008
Palazzo Pubblico
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13 si e 8 no al progetto di legge sulla riorganizzazione dei servizi di vigilanza sulle attività economiche. L’ultima stesura presentata dai Segretari di Stato Masi e Macina, incassa il consenso delle organizzazioni di categoria, in primis l’Associazione dell’Industria che ha visto accolte anche le ultime richieste di modifica. Ma in Commissione non sono mancate le polemiche. Nella dichiarazione di voto il Segretario del Partito Democratico Cristiano ha accusato il Governo di alimentare il clima di sfiducia nel Paese. “Ci eravamo presentati fiduciosi e ben disposti – ha detto Pasquale Valentini – vista la volontà di rispondere all’esigenza di dotarci di un sistema più efficace di controlli e vigilanza e creare maggiore coordinamento tra i nostri organismi per dare più efficacia agli interventi”. Secondo il Segretario della Dc, invece, il Governo ha fatto una dichiarazione di sfiducia e inefficacia nei confronti degli organismi già esistenti. “Su questi – prosegue Valentini – è stato aggiunto un altro organismo con più poteri. E’ legittima – dice – anche la preoccupazione che l’ufficio di collegamento sia gestito da una figura suggerita dall’esterno e che non nasca nel modo dovuto. Vogliamo la vigilanza, ma non vogliamo lo zampino della politica nella vigilanza”.
Il capogruppo del Psd Claudio Felici ricorda che sono stati accolti più della metà degli emendamenti presentati dalla Dc. “Quindi – afferma – prendo atto dell’incapacità di farsi carico di provvedimenti di questo tipo. Il provvedimento valorizza la specificità e l’autonomia del nostro Paese, e mette in campo organismi di livello per cui sarebbe autarchico pretendere solo sammarinesi. Non posso sentire – sottolinea Felici – che l’istituzione di un ufficio di collegamento è penalizzante per le imprese. Dalla Dc – conclude – era lecito aspettarsi una posizione più moderata soprattutto sulle questioni delle regole generali e del rapporto con l’esterno”.
“Che le strutture finora messe in campo non siano state efficaci – sottolinea Roberto Giorgetti di Alleanza Popolare – è una realtà sotto gli occhi di tutti. Nel Pdcs – afferma – è prevalsa una posizione politica di battaglia, non sui contenuti”.
Anche per Cesare Gasperoni, dei Democratici di Centro, il provvedimento “è uno strumento indispensabile per controllare le situazioni anomale e distorsive che hanno creato un grosso danno all’immagine di San Marino”, mentre per Monica Bollini dei Sammarinesi per la Libertà, “la mancanza di regole di intervento sull’interscambio lascia spazi di manovra anche sui redditi degli operatori economici”. Nicola Selva degli Europopolari parla di discrezionalità e critica l’impianto legislativo generale. Anche per Maurizio Rattini del Nuovo Partito Socialista il provvedimento è insufficiente, ma serve per fare vedere all’esterno che ci stiamo muovendo e ottenere così qualcosa. Giudizio condiviso da Popolari e Alleanza Nazionale che accusano il Governo di mettere le mani sulle imprese e distruggere, con un colpo di spugna, le professionalità maturate in questi anni. Il Segretario di Stato all’Industria ricorda di avere nei fatti dimostrato la più ampia disponibilità al confronto, tant’è che il testo presentato in Commissione è stato profondamente modificato. “Da un unico ufficio per la vigilanza e la collaborazione amministrativa si è passati, come era stato chiesto, a due uffici distinti. Le garanzie per gli operatori economici, prima demandate a un decreto delegato sono state inserite direttamente nel testo. Abbiamo escluso esplicitamente banche e finanziarie e ribadito, ancora una volta, che non c’è alcuna deroga al segreto bancario. Abbiamo demandato al Consiglio la nomina dell’ufficio di collegamento e sempre al Consiglio, che avrà potere di controllo e di indirizzo, gli uffici dovranno riferire ogni anno. Per noi – sottolinea Masi – è una scelta di svolta rispetto al passato. Vogliamo tutelare la stragrande maggioranza di aziende sane ed eliminare le mele marce. L’opposizione – conclude il Segretario all’Industria – e in particolare la DC, dimostra di non volere i controlli e contesta l’intero impianto della legge accusandoci di penalizzare quel sistema economico che invece vogliamo salvaguardare e al quale garantire un futuro”.

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