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Concluso il dibattito sulle riforme istituzionali

6 dic 2005
Concluso il dibattito sulle riforme istituzionali
Alla fine la mediazione prevale. Il dibattito consiliare aveva evidenziato divergenze sul tema delle riforme istituzionali, che attraversavano anche le due forze di maggioranza. In particolare il PSD non ha nascosto le sue perplessità e la delusione per quella che ha ritenuto una mancanza di volontà ad un intervento radicale. “Siamo disposti a cambiare – ha più volte dichiarato la Democrazia Cristiana - ma con la necessaria prudenza e salvaguardando quello che di buono appartiene al sistema”. Lo spazio alla mediazione lo aveva lasciato aperto proprio il Segretario di Stato Giovanni Lonfernini, definendo non blindati i progetti di legge presentati. A smorzare fortemente i toni e a riportare tutto nell’alveo della mediazione politica è stato l’intervento di Fiorenzo Stolfi, che con un robusto apprezzamento per il lavoro svolto da Lonfernini nel coordinamento di questi interventi di riforma, ha anticipato il parere favorevole del PSD sugli emendamenti annunciati. Uno, in particolare, quello più significativo, incentrato sul punto nodale dell’autonomia della Pubblica amministrazione, la responsabilità gestionale dei dirigenti: la netta separazione tra Congresso di Stato e Pubblica Amministrazione. Con l’esecutivo, da un parte ad indicare gli obiettivi da raggiungere, la struttura pubblica dall’altra a raggiungerli nella più piena autonomia gestionale.
Toccherà dunque agli emendamenti favorire il massimo equilibrio, far ritrovare l’unità d’intenti. All’opposizione che definiva al ribasso la mediazione, la risposta del Capogruppo DC, Claudio Podeschi, che l’ha indicata come l’unica possibile, in linea con quelle del 1974 e del 2002. Date evidenziate anche da Claudio Felici, la prima per l’adozione della Carta dei Diritti, la seconda per la sua revisione. 'C’è una terza data – ha detto – quella del 2005, con questo passaggio di ammodernamento del sistema. Avete perduto - ha dichiarato – l’occasione per portare un contributo significativo'. Delle 5 leggi due dovranno essere approvate con la maggioranza qualificata, ricevere cioè il favore dei due terzi del parlamento, dunque almeno 40 voti. Un quorum che appare difficile da raggiungere. 'Se questo non avverrà – spiega però la maggioranza – non sarà un problema, non sarà la sconfitta di nessuno, ma l’occasione per spiegare meglio ai sammarinesi gli interventi istituzionali, durante la campagna referendaria per il previsto quesito confermativo a cui la legge dovrà sottostare'.

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