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Consiglio: aperto il dibattito sulle dimissioni di Alvaro Selva

30 gen 2007
La sala consiliare
La sala consiliare
29 voti a favore, 24 contrari, un astenuto. E’ con questo esito che l’ordine del giorno presentato dalla maggioranza sulla gestione della sala Bingo ottiene il via libera dall’assemblea parlamentare. In un lungo dibattito iniziato nel pomeriggio di ieri l’aula aveva affrontato la questione: i tempi per arrivare alla costituzione di una società mista per la gestione della sala non c’erano, considerato che i termini della concessione alla Giochi San Marino scadono domani e che i candidati sono 24.
Di qui la decisione di prevedere un contratto temporaneo di tre mesi con la Giochi San Marino per superare la fase transitoria. Una gestione provvisoria sotto la supervisione di 2 commissari straordinari, nominati dall’Ente di Stato dei Giochi. I 94 dipendenti saranno ancora a libro paga della Giochi San Marino, in attesa della costituzione della nuova Spa.
Ma non è questo l’unico argomento che ha infiammato l’assemblea dai 60. Il comma 4 bis, introdotto nell’ordine del giorno dei lavori consiliari, ha aperto la maratona parlamentare sulle dimissioni del consigliere Alvaro Selva, conseguenti alla divulgazione di una relazione parallela della commissione d’inchiesta.
57 gli iscritti a parlare, praticamente tutti, in un dibattito apertosi con la lettura da parte della Reggenza della lettera di dimissioni di Selva, presentate – scrive – in rispetto al senso di responsabilità.
Il primo a parlare è il Presidente della Commissione, Massimo Rossini, che non accetta le illazioni e i sospetti sulla sua persona: "Ho saputo dai giornalisti – spiega all’assemblea – del documento erroneamente inviato da Selva - ho immediatamente presentato denuncia alla Gendarmeria e consegnato al Commissario della Legge, Alberto Buriani, copia della bozza redatta in presenza del segretario della commissione e del personale della Segreteria Istituzionale. Avevo chiesto rigorosamente il rispetto della massima riservatezza, ma evidentemente qualcuno ha ritenuto di comportarsi diversamente".
Dalle opposizioni si chiede espressamente che il Presidente della Commissione rassegni le dimissioni, accusandolo di inadempienze e di leggerezze. Accuse che Rossini rigetta con forza: “Non sono qui a difendere me stesso – ha detto – ero consapevole che questo incarico mi avrebbe esposto a critiche e accuse, ma il mio è stato un comportamento assolutamente responsabile. Adesso – afferma – è importante che proseguano i lavori della commissione che neppure il gravissimo atto di Selva ha delegittimato, anche se indebolito. Le conclusioni saranno presentate al Consiglio Grande e Generale poi tutto sarà inviato alla magistratura che deciderà su come si sia operato".
Non la pensa così la minoranza, in particolare la Democrazia Cristiana, che chiede invece la destituzione del Presidente, accusa di violazione del segreto istruttorio e punta il dito proprio contro Rossini.
“Per una relazione così dettagliata – ha dichiarato Ernesto Benedettini - Selva deve aver avuto accesso a documenti che solo il Presidente poteva avere”.
Diversa la riflessione di Pier Marino Mularoni, che non solo difende l’operato del Presidente, ma rivela che tutti i commissari potevano avere accesso a quelle informazioni: "Si concludano i lavori – dichiara Mularoni - si porti la relazione in Consiglio e poi si vada in tribunale per accertare eventuali responsabilità. Questo – aggiunge – per impedire ci siano complotti per insabbiare la verità o per affermare una verità di parte. Chi poteva avere interesse – si chiede Mularoni - nel perpetuare una politica del sospetto, dei dubbi e degli scandali? E’ ora di mettere fine – conclude - ad una politica velenosa che sta distruggendo questo paese".

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