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Consiglio: l'Aula accetta le dimissioni di Celli. Entra Michele Guidi

15 feb 2019
Il giuramento di Michele Guidi
Il giuramento di Michele Guidi
Con 41 voti a favore, 4 contrari e 4 astenuti Simone Celli non è più Consigliere della Repubblica. Al suo posto entra Michele Guidi. Il dibattito sulle dimissioni dell'ex Segretario alle Finanze e da oggi anche ex consigliere, ha visto la maggioranza solidale con l'uomo, “sottoposto – ricorda il collega e amico di SSD Stefano Spadoni – a due anni difficili, di grande stress. Da qui l'analisi più generale su un clima politico di attacchi feroci, di “ bullismo consigliare”, di non rispetto. Le calunnie – dice Roberto Giorgetti - nulla hanno a che fare con la lotta politica, “come quando si insinuava che Celli avesse commesso reati, fosse indagato o vicino ad un arresto. Tutte cose non vere. Significa strumentalizzare la giustizia per fini politici”. Gettare discredito, insinuando inadeguatezza dal punto di vista della reputazione e del decoro – ribadisce Mimma Zavoli - si supera un confine. L'opposizione rimarca però di aver disgiunto il Celli uomo dal politico. “ Il problema qui – fa notare Giancarlo Venturini – sono gli atti che hanno messo in ginocchio il paese”. “Siete ipocriti e mistificatori – accusa Pedini Amati - abbiamo l'obbligo – dice - di parlarne, dopo che in una lettera Celli si dice preoccupato dell'ingerenza di poteri forti quando lui stesso è stato il primo politico a farsi gestire da quei poteri”.
L'opposizione teme che non ci sia una reale volontà di discontinuità. “Se non si vuole costruire un progetto nuovo ma continuare sulla vecchia linea – dice Iro Belluzzi – il Segretario alle Finanze altro non sarà che Celli con la parrucca”. La maggioranza ammette qualche errore ma intende proseguire con forza sul cammino intrapreso. “ Il nostro difetto – dice Giuseppe Morganti - è stato non avere portato soluzioni mentre si scoperchiavano le pentole. Mi meraviglio che consiglieri di opposizione vogliano rimettere quei coperchi”. Teodoro Lonfernini chiede, come atto di coerenza, le dimissioni di tutta la maggioranza. “Se è questa la proposta – risponde Nicola Selva - significa che non si vogliono risolvere i problemi. E allora le dimissioni dobbiamo darle tutti, maggioranza ed opposizione”. Alessandro Cardelli non se lo fa ripetere due volte: “Se la maggioranza dà le dimissioni sono il primo a sottoscriverle, così andiamo subito alle elezioni”. “ Per fare cosa? - chiede Jader Tosi – per trovare soluzioni o perché altre persone occupino quelle poltrone?”.

MF

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