Un capitale sociale di 3 milioni di euro, costituito con un milione e 800mila euro in denaro e per quasi un milione di euro con il conferimento di una porzione dell'immobile di Piazza Bertoldi (il palazzo del Centro di Formazione Professionale), più altri beni immobili già in uso a Ente Poste. Si conclude l'iter di trasformazione dell'ente, ma dall'Aula tornano tutte le perplessità, più volte espresse durante il passaggio a Spa. Da più parti, intanto, sollevata e poi accolta, la necessità di un voto che, trattando l'alienazione di beni dello Stato, fosse a maggioranza dei 2/3.
Altri gli interrogativi: da Mimma Zavoli e Andrea Zafferani di Civico 10 l'allarme nel “sentir parlare di un passaggio di beni di pertinenza dello stato a una società di diritto privato, con la possibilità, in futuro, di ingresso da parte di privati. Sullo stesso piano gli interventi dell'Upr con Marco Podeschi che si chiede quale sia la missione definitiva della SPA e Nicola Selva che si dice preoccupato per il fatto che lo stato paga un ente che dovrebbe invece essere autonomo dal punto di vista finanziario. Con Ivan Foschi di Sinistra Unita che ricalca la domanda, se l'ente dovesse contrarre debiti o andare in fallimento. Per Valeria Ciavatta di AP tardivo, arrivati alle fasi finali, rimettere in discussione l'intero percorso. Parte da qui l'indipendente Denise Bronzetti. Un intervento che – sostiene – doveva essere a suo tempo più cauto e misurato; definendo azzardata la trasformazione in un ente bancario-finanziario, viste le turbolenze del settore e le difficoltà del mercato di riferimento.
Anna Sirotti
Altri gli interrogativi: da Mimma Zavoli e Andrea Zafferani di Civico 10 l'allarme nel “sentir parlare di un passaggio di beni di pertinenza dello stato a una società di diritto privato, con la possibilità, in futuro, di ingresso da parte di privati. Sullo stesso piano gli interventi dell'Upr con Marco Podeschi che si chiede quale sia la missione definitiva della SPA e Nicola Selva che si dice preoccupato per il fatto che lo stato paga un ente che dovrebbe invece essere autonomo dal punto di vista finanziario. Con Ivan Foschi di Sinistra Unita che ricalca la domanda, se l'ente dovesse contrarre debiti o andare in fallimento. Per Valeria Ciavatta di AP tardivo, arrivati alle fasi finali, rimettere in discussione l'intero percorso. Parte da qui l'indipendente Denise Bronzetti. Un intervento che – sostiene – doveva essere a suo tempo più cauto e misurato; definendo azzardata la trasformazione in un ente bancario-finanziario, viste le turbolenze del settore e le difficoltà del mercato di riferimento.
Anna Sirotti
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