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Consiglio, nomina Collegio Garante: è scontro

di Monica Fabbri
14 gen 2020
Consiglio Grande e Generale
Consiglio Grande e Generale

In Consiglio si arriva all'atteso comma sul Collegio Garanti che chiarisce, fin da subito, le posizioni. Per il capogruppo della Dc Francesco Mussoni sulla questione si può aver un'impostazione legale o politica. “Siamo qua – spiega - perché la legge è stata rispettata. Abbiamo proposto nomi mentre l'opposizione non lo ha fatto”. La riflessione politica è che “la maggioranza  ha scelto di derogare ad una prassi costituzionale non scritta, quella di condividere le nomine. Eccezione che conferma la regola: la prassi – assicura - non sarà abrogata”. "L'organismo - aggiunge - doveva essere assolutamente nominato, per essere rappresentativo al 100%". A chi accusa la maggioranza di forzatura, Mussoni risponde dicendosi convinto che in questa fase fosse necessario. "I candidati sono di altissimo profilo. E risponderanno alla legge, non al Consiglio". A nome della Dc assicura: la prossima nomina sarà dell'opposizione e avrà sostegno pieno.“Era doveroso agire celermente a garanzia della democraticità e della certezza del diritto”, ribadisce Alberto Spagni Reffi di Rete. "Legge e procedure sono state rispettate. Abbiamo proposto nomi di spessore. Cos'altro avremmo dovuto fare?"

Nessuna forzatura anche per Mirko Dolcini: "È stato fatto tutto a norma di legge. Sbagliato - aggiunge - anteporre il metodo al risultato in un momento di forze emergenza".

Per Michele Muratori (Libera) questa nomina è invece “una terribile forzatura, non necessaria e pericolosa”. “Perché questa fretta – chiede - dopo che in un anno e mezzo non se n'è mai voluto discutere?” Sospetta che la maggioranza voglia mettere le mani sul Consiglio Giudiziario Plenario, quindi sul tribunale, annullando il bando di due giudici d'appello non graditi. “La sete di vendetta – attacca - sta prendendo il sopravvento su condivisione e dialogo tanto sbandierati”. “Fare nominare i prossimi garanti a noi – aggiunge - non mi rincuora. Avete la forza dei numeri – conclude - approfittate di questa potenza di fuoco evitando inutili forzature all'inizio del percorso che erigono barricate”. 

Per Gian Nicola Berti l'emergenza riguarda tutti. “Dobbiamo dotarci il prima possibile di persone indipendenti e imparziali perché ho dei dubbi sull'imparzialità. Non voglio un garante di maggioranza od opposizione, ma persone che possano ottenere il riconoscimento dell'Aula per competenza e senso di giustizia. Sono pronto a sostenere nomi di membri del Collegio che abbiano gli stessi requisiti dei quelli proposti oggi”.

“Avevamo chiesto di fermarci un giorno per concordare un metodo ma la maggioranza voleva andare dritto e lo ha detto a chiare lettere”, afferma Nicola Renzi. Ulteriore forzatura: il voto di due terzi per spostare il comma in oggetto. “Dov'è – chiede – il nuovo metodo? Si creerà un unicum – avverte - per cui membri attuali saranno tutti espressi da forze politiche di maggioranza”. Fa riferimento, poi, ad una persona indicata “con gli stessi requisiti che una forza politica oggi di maggioranza definì inopportuna per un'altra nomina. Se si ragiona a corrente alterna non si capisce più cosa stia succedendo”. Pretende coerenza: “Fermiamoci un momento e diamo idea di voler perseguire un metodo nuovo. Confrontiamoci e nell'ultimo giorno arriviamo alle nomine avendo valutato i nomi proposti da tutti”. Miriam farinelli (Rf) mette in guardia: "Il Collegio è solo l'antipasto. Si continuerà condizionando i magistrati e si chiuderà il cerchio concedendo mano libera a chi ha pronte liste di proscrizione per personali vendette".

Tira le fila il neo Segretario alla Giustizia Massimo Andrea Ugolini: “fondamentale ricostruire e dare quanto prima piena operatività  all'organo per l'importanza che riveste nell'ordinamento”.

I riflettori si spostano sullo stesso Collegio. Rossano Fabbri parla di malcontento generale rispetto ai 16 anni di lavoro. “In sentenza si citano norme e procedure abrogate da vent'anni, non è un problema di opinioni, si tratta di conoscere il nostro ordinamento. La legge Costituzionale dice che chi ricopre la carica di Collegio Garante non possa essere membri di cda di una società di capitali. Un ex membro del Collegio è diventato membro di una società romana nel 2018 e ha omesso di aver assunto carica di presidente in piena violazione delle norme costituzionali. Nonostante l'incompatibilità ha esercitato la sua funzione per sette mesi. E quando si è scoperto la politica, anziché allontanarlo, lo ha premiato, facendolo dirigente”. Il Segretario all'Istruzione Andrea Belluzzi, nell'invito al dialogo, ricorda che ciò che divide è una norma che va ammodernata. “ Il Collegio nella sua storia non è privo di macchie. Chiede all'aula di aprire una riflessione sull'opportunità di rivedere la legge.

Per la Dc si alza la voce critica di Pasquale Valentini che torna a spronare la maggioranza. “Non è perché c'è un'urgenza – dice – che ogni modalità è giustificata. Stiamo ripetendo a poli invertiti – avverte – la situazione della precedente legislatura”. I lavori riprenderanno in serata con le nomine di Kristina Pardalos, già giudice di San Marino presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo; Giuseppe de Vergottini, avvocato specializzato in diritto costituzionale e amministrativo e come membro supplente Roberto Bin, Professore di Diritto costituzionale nell'Università di Ferrara. Servono i due terzi dell'Aula.





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