Conti pubblici, il grido d'allarme del Partito Socialista Riformista

Conti pubblici, il grido d'allarme del Partito Socialista Riformista.
In tre anni il PIL è sceso di 18 punti, 500 aziende hanno chiuso i battenti, il tasso di disoccupazione è salito vertiginosamente, le entrate fiscali sono diminuite del 9%. Un quadro preoccupante che deve spingere ad affrontare la situazione con la giusta consapevolezza e con la condivisione di tutte le forze politiche. Il Partito Socialista Riformista critica severamente la maggioranza e la legge di bilancio, e mette in evidenza una serie di debolezze, come quella di non contenere adeguatamente le spese, di non favorire la crescita economica del Paese, di non perseguire un criterio di equità. Fortemente contrario all’introduzione di nuove tasse e all’inasprimento fiscale in genere, invita invece a ricercare altri strumenti, prima di tutto la riforma fiscale, considerata la vera politica economica. “La rinuncia ad adottare la riforma – afferma il PSRS – è un fallimento del Patto, che non riesce a trovare le condizioni per raccordarsi con la collettività”. Introdurre patrimoniale e minimum tax non aiuta l’economia, anzi la deprime. Ne sono convinti i vertici socialriformisti, che invitano a costruire un progetto di sviluppo imperniato su 3 asset fondamentali: differenziale fiscale, semplificazione e ricerca di settori di nicchia. Tra le misure da adottare propongono il passaggio al sistema Iva, la definizione di un piano di marketing territoriale che si ispiri al progetto svizzero denominato “Copernico”; l’introduzione del quoziente famigliare, la cessione ai cittadini del 30 per cento del pacchetto azionario dell’Azienda dei Servizi, il potenziamento della Smac Card. “la politica – concludono – ha di fronte la sua ultima opportunità: fissare gli obiettivi per favorire uno sviluppo futuro del Paese”.

s.b.

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