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Costituente di Centro: "SOS San Marino!!!"

26 feb 2011
In questi giorni aleggia un forte senso di smarrimento e di sbigottimento in Repubblica: lo avvertono tremendamente gli imprenditori, i liberi professionisti, i lavoratori dipendenti, i moltissimi giovani in cerca di occupazione e tantissime famiglie.
Le stesse parole provenienti in queste ore - non da Pechino, non da Kuala Lumpur o da Shangai! – ma dalle autorità amministrative, giudiziarie ed istituzionali del territorio a noi circostante pesano purtroppo come pietre. Di fronte a questo scenario in continuo divenire - un divenire sempre più grave e nefasto – il solo tentare di adottare la politica dello struzzo o, peggio, di chi si sente offeso per il mancato riconoscimento del lavoro svolto serve a poco. Diciamo anzi che non serve proprio a nulla. Dobbiamo invece renderci assolutamente conto che il contesto globale nel quale è maturata la grave crisi economico-finanziaria che da oltre due anni investe la Repubblica di San Marino pone per quest’ultima un’esigenza di adattamento radicale del proprio modello economico, affinché essa trovi nuovi spazi per garantire prosperità e sviluppo sostenibile alle sue generazioni future. Alla Repubblica si è imposto d’intraprendere un imponente sforzo volto ad adeguare il funzionamento delle proprie istituzioni agli standard internazionali. Tuttavia, questo processo di adeguamento di per sé non basterà ad assicurare all’economia sammarinese il riavvio di quella rapida crescita che ne ha caratterizzato il recente passato. Di questo occorre essere assolutamente consapevoli. Anzi, quanto più l’adeguamento agli standard sarà compiuto, tanto più risulteranno azzerati molti dei vantaggi comparati che il modello economico tradizionale della Repubblica ha reso possibile e che sono stati all’origine della crescita passata. Parte di tale crescita, peraltro, è anche derivata da attività opache e non etiche. Attività che hanno, sì, portato “denaro facile” al Paese, ma che, oltre a comprometterne l’immagine nella comunità internazionale, hanno anche mortificato la capacità creativa della società, rendendola impreparata al mondo di oggi. Compiuto il necessario adeguamento agli standard, l’eventuale mancata adozione di un nuovo modello di sviluppo rischierà di generare regresso economico e impoverimento sociale. San Marino deve creare fonti di ricchezza sane e sostenibili, ed acquisire competitività internazionale. Ma per farlo c’è l’obbligo di mettere in piedi un passaggio culturale imprescindibile per la nostra intera comunità. Per la società sammarinese si tratta di accettare, infatti, una sfida storica. La più antica Repubblica del mondo dovrà saper rigenerare se stessa in questo primo scorcio di nuovo millennio, attraverso uno sforzo collettivo e unitario, e cogliere l’occasione posta dall’attuale difficile crisi per andare oltre gli standard che le sono stati imposti e dimostrare un’autonoma volontà di acquisire capacità produttive d’eccellenza. Per far ciò dovrà saper attrarre dal mondo esterno forze creative e metterne a frutto il contributo per diventare un attore – sia pur piccolo – dell’economia globale. Ma per farlo la politica deve aprirsi totalmente al mondo dell’impresa sammarinese sana, dei lavoratori autonomi, delle forze sociali e dei giovani con coraggio e soprattutto senza alcun timore nel vedere messa in discussione la propria posizione. Non ci sono rendite di posizione politiche e personali, infatti, più da salvaguardare. In ballo c’è solo e soltanto l’identità e la dignità di uno Stato da tutelare e da difendere con quella capacità di trasparenza e di propensione al dialogo – in primo luogo con coloro che operano attorno ai nostri confini – per tentare di mettere pienamente in sicurezza la nostra intera comunità.

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