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Dibattito sulla riforma della legge elettorale

27 giu 2005
Dibattito sulla riforma della legge elettorale
Che un ammodernamento della attuale legge elettorale vada fatto nessuno lo mette in discussione. Il Governo Straordinario lo ha indicato nel proprio programma, le forze di opposizione lo richiedono a gran voce. 'Un atto necessario – spiegano – prima di andare alla consultazione elettorale'. Se n’è discusso alla festa del PSD, presenti gli esponenti di Rifondazione Comunista, vanessa Muratori, della DC, Claudio Podeschi, del PSD, Fiorenzo Stolfi, di Alleanza Popolare, Tito Masi e di Alleanza Nazionale, Pietro Berti. Quelle che il nuovo testo legislativo deve introdurre sono maggiori tutele e garanzie per l’elettore e gli eletti, assicurare stabilità, anche se il nodo della instabilità manifestatasi negli ultimi anni, non è figlio della legge elettorale. Lo afferma Claudio Podeschi, condivide Tito Masi. Tutti concordi, seppure con i rispettivi distinguo, sulla opportunità di mantenere il sistema proporzionale, al quale, casomai, vanno apportati alcuni correttivi. C’è chi incalza sul premio di maggioranza, chi pensa all’affermazione di un sistema bipolare. Assonanze, fra gli esponenti politici, anche sulla opportunità di dichiarare preventivamente le coalizioni, prima cioè del voto, e i programmi che una volta incaricati di governare, andranno ad adottare. Il dibattito si accende sui tempi di adozione della riforma: per Rifondazione Comunista il Governo Straordinario avrebbe dovuto farla subito, Tito Masi rimprovera ritardi ad un esecutivo che giudica deludente e si dichiara scettico che anche le altre riforme annunciate possano vedere la luce. Secca la replica di Stolfi e Podeschi. Per l’esponente dei Socialisti e Democratici è strumentale parlare i ritardi su un tema come le riforme istituzionali, di cui si parla da vent’anni. Gli interventi sulle altre riforme sono già pronti e lo slittamento è dovuto solo alle richieste delle parti sociali impegnate in una difficile trattativa di rinnovo contrattuale. Podeschi mette in rilievo gli interventi dell’esecutivo in questi due anni e definisce un nonnulla un piccolo ritardo di fronte ad una stagione politica così impegnativa che ha segnato la vita dei partiti. Divisioni più marcate sul nodo del voto estero: Berti pensa ad una rappresentanza consigliare dei residenti fuori territorio, Vanessa Muratori vorrebbe il voto solo per chi vive in Repubblica. Per Podeschi invece dividere il corpo elettorale è inaccettabile, 'esistono già – afferma - passaggi adeguati nella legge sulla cittadinanza, all’articolo 7'. Masi ribadisce la posizione già nota di AP: il voto solo a chi risiede effettivamente sul territorio. Per Stolfi si deve intervenire con grande saggezza. 'I residenti – spiega – sono per noi parte integrante della nostra comunità, dobbiamo evitare interventi discriminatori. Le soluzioni si possono trovare ma vanno oculatamente ragionate e adeguatamente approfondite'.

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