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Dissenso in casa PDCS: resta la spaccatura fra dissidenti e partito

18 gen 2007
PDCS
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Delusi e amareggiati. Così si definiscono i dissidenti democristiani convocati al colloquio chiarificatore che avrebbe dovuto consentire di ricucire lo strappo sfociato nell’autosospensione dei 4 consiglieri.
"Non abbiamo ottenuto nessuna risposta alle nostre sollecitazioni – dichiarano al termine dell’incontro -. La folta delegazione del partito – aggiungono – si è limitata a verificare le nostre intenzioni rispetto alla partecipazione al Congresso".
Una formalità, la definiscono, lamentando l’assenza di dialogo sui temi sollevati, primo fra tutti quello legato al caso Scaramella.
"Si è preferito glissare – sostengono – piuttosto che fornire le spiegazioni che ci aspettavamo. Ad un mese dalla nostra presa di posizione era logico attenderci qualche novità – spiega il gruppo dei dissidenti – delle riflessioni approfondite sul documento articolato presentato dai 21, ma così non è stato. In questo mese – proseguono – nessun contatto ufficiale c’è stato, ma solo accuse nei nostri confronti. Ci aspettavamo un segnale di disponibilità che non si è manifestato.
Rammaricata si dichiara la delegazione democristiana che fa sapere di averli caldamente invitati ad operare per rafforzare l’area politica del cattolicesimo democratico. Prende atto della posizione e della decisione dei 4 di non partecipare al congresso e li invita a mantenere aperto il confronto politico, auspicando che la collaborazione oggi preclusa possa diventare possibile dopo i risultati dell’assise congressuale, definita dalla dirigenza democristiana un momento privilegiato di confronto, rilancio e rinnovamento del partito.

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