Elezioni, Renzi congela le dimissioni e nel suo partito è già aria di spaccatura
La macchina elettorale non ha funzionato a dovere, se a quasi 24 ore dalla chiusura dei seggi non si avevano ancora i dati definitivi. Emblematico il caso di Marino, comune alle porte di Roma, che non aveva nemmeno comunicato l'affluenza: il presidente aveva chiuso il seggio per malore di uno degli scrutatori. Ora i dati sono certi: M5S primo partito d'Italia con il 32,7%, anche se è la coalizione di centrodestra, col suo 37%, ad avere più voti, sommando quelli dei suoi partecipanti, Forza Italia al 14%, Lega al 17,4%, Fratelli d'Italia al 4,3%. La coalizione raggiunge 260 seggi alla Camera, gliene mancano 56 per arrivare alla maggioranza di 316. Va un po' meglio al Senato, i seggi mancanti sono 26. Secondo partito d'Italia il Pd, 18,7%, mentre Liberi e Uguali è al 3,4%, la lista +Europa di Emma Bonino invece non raggiunge la quota di sbarramento del 3%, rimanendo al 2,5%. In controtendenza rispetto al dato nazionale, il Pd vince la Regione Lazio, e Nicola Zingaretti è confermato presidente. In Lombardia il leghista Attilio Fontana batte il candidato di centrosinistra Giorgio Gori. Ma a far discutere sono le dimissioni di Renzi da segretario del Pd: le ha annunciate, salvo poi puntualizzare che avverranno dopo la formazione del nuovo governo. E' già rottura all'interno del partito, con Gentiloni che, forte del suo risultato personale, potrebbe provare a scalzare il segretario, da tanti additato come bambino capriccioso, prima possibile.
Francesca Biliotti