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I frontalieri protagonisti, loro malgrado, della campagna elettorale. E’ scontro tra Csdl e San Marino 3.0

11 ott 2012
I frontalieri protagonisti, loro malgrado, della campagna elettorale. E’ scontro tra Csdl e San Marino 3.0
Il sasso lo ha lanciato il Movimento San Marino 3.0. Basta disoccupazione in un Paese che ha 6.000 frontalieri. La piena occupazione, scrive, si basa su un semplice calcolo: tot disoccupati sammarinesi uguale meno lavoratori frontalieri. Questa è una mistificazione della realtà, replica la Csdl. I frontalieri sono stati chiamati dalle aziende a ricoprire ruoli essenziali per la nostra economia. I canali privilegiati per dare occupazione a sammarinesi e residenti sono sanciti dalla legge e dai contratti. Se poi queste norme non vengono rispettate, puntualizza la confederazione del lavoro, la responsabilità è delle aziende che tendono a mantenere nel posto di lavoro chi non ha diritto. In pratica, aggiunge, i frontalieri sono spesso preferiti perché meno protetti sul piano dei diritti e più facilmente ricattabili. Tanto è vero che da alcuni anni si è concluso il percorso di stabilizzazione e sono tornati a lavorare in condizioni di precarietà. Per non parlare, sottolinea la Csdl, della vergognosa tassa etnica che non ha precedenti in nessuna parte del mondo civile. Per rimettere in moto l’economia non serve alimentare contrapposizioni tra sammarinesi e frontalieri. Occorre invece fare piena pulizia allontanando e perseguendo i collusi con la criminalità organizzata e tornando a investire nell’economia reale. Non certo, polemizza la Csdl, prendendo scorciatoie finalizzate al guadagno facile come le case da gioco, le coltivazioni di droghe leggere, le case chiuse. La richiesta a tutta la politica, compreso il movimento 3.0, è di uno sforzo di serietà, mettendo al centro la dignità delle persone. Dignità, conclude la nota, di cui non vediamo traccia in proposte come lo sfruttamento della persona attraverso la promozione della prostituzione. Intanto 3.0 torna sulla questione frontalieri per chiedere di togliere qualsiasi tassa etnica e versare fino al 30% del loro stipendio sulla Smac card. Producono una ricchezza che se ne va verso l’Italia, sottolinea il Movimento. Se ne spendessero una parte in Repubblica le attività economiche rifiorirebbero. Il 30% per 6mila frontalieri, calcola 3.0, farebbe alzare i consumi interni di 4milioni al mese. Moltiplicata per 14 mensilità la cifra arriverebbe a 60 milioni all’anno di acquisti in Repubblica.

Sonia Tura

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