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Genocidio: il messaggio della Reggenza in occasione della Giornata istituita dall'ONU

9 dic 2017
I Capitani Reggenti Matteo Fiorni e Enrico CarattoniGenocidio: il messaggio della Reggenza in occasione della Giornata istituita dall'ONU
Genocidio: il messaggio della Reggenza in occasione della Giornata istituita dall'ONU - Oggi si celebra la Giornata internazionale della Commemorazione e della dignità delle vittime di gen...
E' necessario “un impegno costante, per evitare l'assuefazione all'orrore della guerra, della persecuzione, delle più gravi violazioni dei diritti umani; e al contempo rafforzare quei principi di tolleranza, rispetto e solidarietà che sono costitutivi della nostra identità”. Così i Capi di Stato, in occasione della Giornata internazionale della Commemorazione e della dignità delle vittime di genocidio. Proprio il 9 dicembre – nel 1948 – veniva adottata la Convenzione sul genocidio: riconoscendolo quale crimine da sanzionare, sia in tempo di guerra che di pace. “Ma resta ancora tanto da fare – si legge nel messaggio della Reggenza – affinché sempre, in qualunque parte del Mondo, sia rispettato il diritto di tutti alla vita e alla libertà”. Una giornata anche per ricordare quali danni possano creare l'indifferenza e l'inazione. Sulle sofferenze, e sulle persecuzioni, subite da molte delle vittime di crimini orribili – sottolineano infatti i Capitani Reggenti – “per tanto tempo è calato un colpevole silenzio da parte dell'intera Comunità Internazionale”. Il rischio è che “nell'attuale situazione di insicurezza e tensione, si diffondano sempre più atteggiamenti di intolleranza e discriminazione”; fondamentale, allora, secondo la Reggenza, è che le istituzioni e la società civile si oppongano con fermezza ad ogni retorica che inciti all'odio. L'impegno, per il Titano, è di “far sentire la propria voce, in ambito internazionale, a difesa dei diritti e della libertà di ogni essere umano; indipendentemente dalla religione, etnia o razza”.


Il discorso integrale della Reggenza:

Oggi si celebra la Giornata Internazionale della Commemorazione e della dignità delle vittime di genocidio e della prevenzione di tale crimine, istituita nel settembre 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Il 9 dicembre ricorre anche l’anniversario dell’adozione della Convenzione sul genocidio del 1948, che lo riconosce quale crimine da sanzionare - sia esso compiuto in tempo di guerra sia in tempo di pace - ponendo, all’indomani del secondo conflitto mondiale, dei limiti invalicabili da rispettare ovunque, ai fini di una convivenza pacifica e civile tra uomini e popoli.
Ma, nonostante siano sempre più numerosi gli Stati che si sono impegnati ad intervenire per prevenire e reprimere il genocidio ovunque esso sia perpetrato,
ancora tanto resta da fare affinché sempre in qualunque parte del mondo sia rispettato il diritto di tutti alla vita e alla libertà.
In questa giornata tutti siamo chiamati a rendere giustizia alle tante vittime di orribili crimini, onorando la loro memoria. Sulle sofferenze e sulle persecuzioni subite da molte di loro, per tanto tempo, è calato un colpevole silenzio da parte dell’intera comunità internazionale. Il ricordo del loro martirio deve rappresentare un monito per evitare che lo stesso silenzio possa ancor oggi calare su individui e popoli inermi, perseguitati per la propria nazionalità, razza, fede religiosa ed etnia.
La storia ci insegna quali orrori abbiano potuto generare non solo il dilagare della violenza e dell’odio ma anche l’indifferenza e l’inazione, così come la rinuncia a reagire prontamente e con fermezza alla discriminazione e alla violenza contro persone e intere comunità.
Di fronte al rischio che, nell’attuale situazione di insicurezza e tensione, si diffondano e rafforzino sempre più atteggiamenti di intolleranza e di discriminazione, è fondamentale che le Istituzioni e la società civile tutta si oppongano con fermezza ad ogni retorica che inciti all’odio, alla discriminazione e all’esclusione, innescando una pericolosa spirale di violenza nei confronti delle minoranze e dei soggetti più deboli delle nostre società.
Non possiamo rinunciare ad una responsabilità collettiva che implica l’impegno del nostro Stato a far sentire la propria voce, in ambito internazionale, a difesa dei diritti e della libertà di ogni essere umano, indipendentemente dalla religione, etnia o razza. Ma questa stessa responsabilità implica anche un impegno costante per evitare l’assuefazione all’orrore della guerra, della persecuzione, delle più gravi violazioni dei diritti umani e al contempo rafforzare quei principi di tolleranza, rispetto reciproco e solidarietà che sono costitutivi della nostra comune identità e civiltà.

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