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Giovani democristiani sull'addendum: "Punto di svolta per una vera collaborazione con l'Italia"

Dai GDC l'appello alla responsabilità, per non rimpiangere "l'ennesima occasione persa". Chi si oppone al percorso - avvertono - lo fa "per continuare a manovrare nell'ambiguità"

di Monica Fabbri
22 giu 2025

“C’è un tempo per il rimpianto e uno per la responsabilità”: non hanno dubbi i giovani del Pdcs di quanto sia importante, per San Marino, credere nell'Associazione all'Unione Europea. I GDC si sono sempre schierati con forza a favore di una maggiore integrazione e nel comunicato di oggi si legge, tra le righe, anche il timore che qualcuno possa remare contro. Ecco il perché dell'accorato appello alla responsabilità, vedendo nell'addendum all'Accordo Ue “una vera opportunità di rilancio con l’Italia” nel settore bancario e finanziario, “dopo anni di stallo e incomprensioni”.

Per i GDC proprio quell'addendum, “silenziosamente ma con determinazione, archivia un decennio di discussioni sterili attorno al vecchio Accordo del 2006, mai siglato”. Oggi plaudono al diverso approccio: non si parla di un’intesa nascosta ma di un atto pubblico, “i cui contenuti sono già stati in gran parte illustrati e spiegati”. Bollano quindi come “mistificazione” il parlare di “trattative occulte”. L'addendum – scrivono - rappresenta finalmente “un punto di svolta”, “per una vera collaborazione tra San Marino e Italia, su basi nuove, trasparenti, fondate sulla fiducia reciproca e sotto l’egida della Commissione Europea”.

“Cambia il metodo”: si passa dal “sospetto al coordinamento, dal pregiudizio al controllo condiviso”. Non c’è più spazio per opacità o ambivalenze. Il futuro, oggi, ha bisogno di regole comuni e stabili. E la conclusione del processo Varano – aggiungono – “è un ulteriore tassello di questa nuova fase”, in cui San Marino può proporsi come “un partner credibile, solido, non più isolato o percepito come un’anomalia. Un Paese pronto a offrire servizi finanziari moderni, affidabili, in linea con gli standard europei, capace di aprirsi al continente e al mondo – proprio come hanno saputo fare realtà come il Liechtenstein”.

Fin qui, dunque, la responsabilità, il “carpe diem” che dà il titolo al comunicato. E per evitare rimpianti, “sta a noi decidere – scrivono - se cogliere questo passaggio come una svolta o come l’ennesima occasione persa”. Perché ricordano che “le finestre si aprono e si richiudono” e che “chi si oppone a questo percorso, spesso lo fa non per proteggere San Marino, ma per continuare a manovrare nell’ambiguità, mantenendo un sistema che ha garantito piccoli vantaggi a pochi, a scapito dell’interesse collettivo”.





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