C'è attesa per l'Attivo dei Quadri sindacali che nel pomeriggio scioglierà le riserve sulla Riforma IGR, in Consiglio venerdì con gli emendamenti frutto del lavoro di mediazione tra politica e sindacati. Dopo la definizione degli ultimi aggiustamenti tecnici, tutte le modifiche al testo sono state illustrate durante il confronto al Begni tra parti sociali, maggioranza e Segretario alle Finanze Gatti. Si è quindi chiuso il cerchio della lunga trattativa: sono stati posti sul tavolo gli emendamenti, comprese le tabelle esplicative che riassumono in numeri i contenuti della Riforma.
Nessuna sorpresa, quanto concordato è stato tradotto in modifiche nero su bianco, per le quali Governo e Maggioranza sono chiamati a garantire le 39 firme necessarie per il deposito e l’approvazione da parte del Consiglio Grande e Generale. Il Congresso di Stato, nel corso della conferenza stampa di ieri, ha definito “sostenibile” la Riforma, il cui gettito passa da 20 a 17 milioni. “Mettere insieme l’impostazione approvata dalla Commissione Finanze e la proposta sindacale non è stato affatto semplice”, hanno affermato in una nota congiunta le tre sigle, che nel complesso giudicano “soddisfacenti” i risultati prodotti dalla trattativa per i lavoratori dipendenti ed i pensionati, “in quanto – scrivono Csdl, Cdls e Usl - sono stati salvaguardati i principi fondamentali che le migliaia di manifestanti, in occasione dei due scioperi generali, hanno sostenuto a gran voce: progressività delle spese SMAC e delle relative detrazioni fiscali, e parità di trattamento tra residenti e non”.
Ora, quindi, si attende il via libera dei Quadri, chiamati a valutare testo e tabelle. Il loro giudizio sarà vincolante, al fine di considerare conclusa o meno la fase di mobilitazione. Mentre, questa mattina, il Segretario Gatti e membri di maggioranza hanno illustrato la Riforma alle categorie economiche.
L'intervento che ha portato all'equilibrio tra lavoratori è stato apprezzato da Anis, che chiedeva di superare la discriminazione tra residenti e frontalieri. Al contempo, le associazioni datoriali rimarcano che quella che era partita come una Riforma che doveva pesare in ugual misura su dipendenti ed imprese, è ora invece sbilanciata su queste ultime. Da qui la richiesta di che l'aumento temporaneo delle aliquote dal 17% al 18% sia ridotto da cinque a tre anni.