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Istanza contro i simboli religiosi: il no della politica

5 ott 2005
Istanza contro i simboli religiosi: il no della politica
E’ un coro di no, quello che arriva dai rappresentanti dei gruppi politici. Un no che poggia su valutazioni diverse, ma che unisce tutti nel dire che la laicità dello Stato non si afferma togliendo il crocifisso dai luoghi pubblici. Per la DC questa istanza, presentata da alcuni esponenti di Rifondazione Comunista e Zona Franca, 'è frutto di una concezione laicista dello Stato che contrasta con l’identità della Repubblica'. Il Pdcs nel ribadire il proprio sdegno e la contrarietà a questi atti che, afferma, 'offendono il sentire comune della nostra comunità' assicura che si impegnerà fin da ora a difendere e tutelare la sensibilità della nostra gente. 'Non è una iniziativa di Rifondazione Comunista, replica Ivan Foschi, ma di semplici cittadini. Non è nostro costume utilizzare le istanze d’arengo. Un partito politico ha a disposizione gli strumenti consiliari. Il comune sentire dei cittadini, afferma Foschi, è quotidianamente offeso dai comportamenti che vanno contro l’interesse collettivo e a favore di qualcuno. La discussione, conclude il segretario comunista, andrebbe posta in termini culturali e non politici. Per questo auspichiamo un confronto sereno in Consiglio, consapevoli che si tratta di un aspetto marginale della questione più ampia della laicità dello Stato'. 'Il problema della laicità dello Stato, afferma il capogruppo socialista Fiorenzo Stolfi, non si discute con questi mezzi. La presenza del crocifisso nei luoghi pubblici attiene alla sensibilità della popolazione e le istituzioni devono rispettare i sentimenti che animano gran parte della comunità sammarinese. Secondo me, sottolinea Stolfi, la laicità del nostro Stato anche se fondato da un Santo, non è mai stata in discussione ed è rimasta ben chiara e presente nel corso dei secoli'. 'In un terra che è nata per iniziativa di un Santo, commenta il capogruppo dei democratici Roberto Bucci, una terra dove da sempre esiste il connubio Stato-religione, non vedo come l’iniziativa di qualche singolo possa turbare questo equilibrio. Per noi, conclude, non è mai stato motivo di turbamento né lo sarà in futuro'. 'Il crocifisso è bene lasciarlo dov’è - così il capogruppo di alleanza popolare che dichiara: “non è giusto mettere in discussione le nostre radici cristiane, testimoniate anche dal crocifisso'. Per Tito Masi è fuori luogo parlare di Stato teocratico e confessionale, 'Cercherei, dice, di moderare i toni. Non è il caso di alzare steccati e fare guerre di religione'. La posizione del gruppo federativo socialista è di valutare l’ istanza al momento della discussione in Consiglio, ma il capogruppo Paolo Bollini ha voluto precisare, a titolo personale, di essere contrario all’istanza e ha ribadito che le radici di San Marino sono profondamente radicate nel cattolicesimo. 'Non è togliendo un crocifisso che si afferma la laicità degli Stati', affermano i Popolari Sammarinesi ricordando che proprio la cultura cristiano-cattolica ha dato gli strumenti culturali che hanno portato alla libertà di scelta. 'Ci sono ben altre battaglie da fare – concludono - per l’affermazione di uno Stato laico: prima di tutto quelle per la moralità e l’onestà'. Per Giuseppe Rossi, presidente dei sammarinesi per la libertà, si tratta una 'proposta dissennata e senza senso. A me, dichiara, pare una provocazione non certamente un problema da affrontare. Piuttosto la figura del crocifisso può aiutare chi deve fare delle scelte o affrontare dei problemi ad avere maggiore buon senso'. 'Giù le mani dalla croce e dalla storia della nostra Repubblica, dichiara Alleanza Nazionale. San Marino, afferma AN, non ha bisogno di simili Istanze d’arengo ma di ben altri valori sui cui rifondare la società'.

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