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L'Aula approva il Decreto sul finanziamento senza il voto delle opposizioni che annunciano referendum

di Monica Fabbri
16 dic 2020
Consiglio Grande e Generale
Consiglio Grande e Generale

Sul prestito ponte scoppia la bagarre. L'aula è chiamata a ratificare il decreto sul finanziamento e Nicola Renzi chiede in Ufficio di Presidenza che quanto verbalizzato in Commissione Finanze sia mostrato a tutti i consiglieri. L'Ufficio di Presidenza si oppone e alla ripresa dei lavori Renzi torna alla carica, ritenendo inaccettabile che la maggioranza voglia proibire all'aula di visionare il contratto. “Di cosa – chiede - avete paura?” In gioco c'è un finanziamento da 150 milioni di euro da ripagare, tra un anno, con la successiva collocazione del Titano bond. 

La richiesta di Renzi è appoggiata da membri di maggioranza. Per Pasquale Valentini si tratta di atti parlamentari che vanno resi noti a tutti, anche se in maniera riservata. Si associa Iro Belluzzi. Per Libera si tratta di una battaglia di democrazia e trasparenza, per esercitare un voto consapevole. “Non è mai successo”, dice Francesco Mussoni, che il Consiglio acquisisse una deliberazione riservata in commissione segreta. “È un precedente sbagliato”. Per Marco Nicolini “ciò che è segreto deve rimanere segreto” e suggerisce che venga permesso ai consiglieri di visionare i documenti a microfoni chiusi. Si oppone Gian Nicola Berti: questo decreto – spiega - disciplina un finanziamento già approvato in questa sede a luglio. Chi ci dà soldi chiede alcune clausole, come la riservatezza del contratto. Non è atto anomalo, succede molto spesso”. “Tutti i consiglieri della commissione hanno avuto modo di leggere il contratto, tanto che sono uscite indiscrezioni su un giornale”, afferma Emanuele Santi, “e tutti potevano partecipare a quella Commissione”.

Gatti chiarisce che le garanzie – richieste a gran voce dalla minoranza - sono quelle che prestano tutti gli Stati, “le stesse date con prestiti interni. Nulla vieta ai consiglieri di prendere visione del contratto ma l'ambito è la Commissione Finanze”, dato che “l'unico organismo che può decidere di desecretare un atto – gli fa eco Spagni Reffi - è quello che lo ha prodotto”. Concetto ribadito da Giancarlo Venturini: “fare demagogia semplicemente per fare passare il concetto che si stia nascondendo chissà cosa è un'assurdità totale. Mi meraviglio – dice - di quei consiglieri che si prestano a questo gioco”.

Renzi non ci sta: "ogni consigliere ha diritto di accedere in qualsiasi momento agli atti delle Commissioni. Si tratta di atti parlamentari". Poi, in riferimento alla garanzie, "Gatti ci ha detto che saranno beni dello stato, anche immobili. Prima di ipotecarli, deve portarli in aula, farne l'elenco e alienarli, altrimenti il contratto è nullo. Spero che la controparte lo sappia". L'emendamento proposto da Rf non passa, così come quello, abrogativo, sui meccanismi di risoluzione delle controversie. “Inaccettabile, per l'opposizione, che si deleghi al finanziatore la facoltà di scegliere un tribunale straniero. Non vale solo per il prestito ponte ma per qualsiasi altro finanziamento. Il Decreto viene approvato senza il voto delle opposizioni.

Libera esce dall'aula “per non essere corresponsabili – dice Eva Guidi - di questo scempio”. Anche RF non partecipa al voto,  “atto inaccettabile e sconsiderato che rischia di ipotecare il futuro del paese senza che nessuno sappia nulla”. Entrambi i partiti annunciano iniziative, a partire da una raccolta firme, che potrebbe sfociare in referendum abrogativo

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