Legge elettorale: l'opposizione vuole cambiarla, per il Governo "le priorità sono altre"

La legge elettorale torna d'attualità con la Dc che lancia il referendum per garantire – dice - rappresentatività nel rispetto delle regole democratiche e della stabilità. Nel mirino consiglieri entrati in parlamento con una manciata di voti.

“Alcuni di loro – fa notare Iro Belluzzi - non hanno mai preso parola”. Una legge che per la minoranza va cambiata perché nata – spiegano – per un bipolarismo all'anglosassone. “Stiamo organizzando il comitato promotore che sarà aperto non solo ad esponenti del Pdcs ma anche ad altre forze politiche”– annuncia Alessandro Cardelli. Il quesito introduce la possibilità di accorpare coalizioni o liste dopo il primo turno.

La proposta della Dc ha già ottenuto sostegni in minoranza mentre per la maggioranza, seppur migliorabile, non è una legge da buttare, riconoscendole il merito di aver dato una risposta al problema della governabilità. Eva Guidi avverte: “non si torni indietro, al periodo della grande instabilità”. “Non è perfetta, era stata studiata su un sistema politico diverso” commenta Luca Boschi, che sugli apparentamenti fra primo e secondo turno dice: “preferiamo che le alleanze si facciano prima, sulla base di un programma comune”. Roberto Ciavatta non ha dubbi, “la legge va cambiata, non funziona”, e vuole impegnarsi per presentare un progetto di legge di modifica. “È chiaro che se il Pdl dovesse essere recepito in Consiglio – commentano dalla Dc - automaticamente il referendum decadrebbe”.

In questo momento, però, il Governo ha altre priorità su cui concentrarsi. “Non entriamo nell'agone di questi giorni, ci sono problemi ben più importanti – afferma Guerrino Zanotti. Stiamo lavorando – spiega – al piano di stabilità, per sbloccare la situazione con sindacati e associazioni con i quali vogliamo riaprire il confronto. Abbiamo molto tempo davanti a noi – conclude - prima di ragionare di eventuali modifiche.”

MF

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