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Legge sul referendum e modi della politica

27 mag 2013
Legge sul referendum e modi della politica
Legge sul referendum e modi della politica
Prendiamo l’esempio più recente. All’indomani dell’approvazione della nuova (si fa per dire) Legge sul Referendum, il PDCS esprime sugli organi di stampa “soddisfazione” per aver compiuto un passo in avanti rispetto all’attuale normativa in materia. Ed ha ragione, il partitone storico, ad essere soddisfatto, dato che rendere più accessibile questo strumento di democrazia era notoriamente (!!!) una priorità della maggioranza, che vi avrebbe sicuramente messo mano (vero?) anche senza che un gruppo di cittadini si prendesse la briga di presentare una Legge di Iniziativa Popolare. Una soddisfazione ancor più legittima se si pensa che non era facile riuscire nell’ordine a: rendere il più inoffensiva possibile una proposta fastidiosa ma ben strutturata e con pochi punti deboli, assicurarsi internamente il supporto di chi aveva in precedenza sostenuto una posizione diversa, evitare volutamente il confronto con le forze di opposizione facendo intendere il contrario e infine farsi belli sui giornali per aver ottenuto un risultato importante, senza avere in pratica cambiato nulla di sostanziale. Ma la pratica, ormai, ai veterani degli scranni non manca, e così il Comunicato Stampa si sofferma prevedibilmente sulle piccole innocue concessioni che il Bene Comune elargisce ai richiedenti - il parere dei Garanti prima della raccolta firme (passaggio di una logicità che sarebbe impossibile contestare), l’ampliamento della possibilità di raccolta delle stesse tramite l’estensione di tale facoltà anche ai Capitani di Castello (quando la Legge chiedeva che fosse il Comitato Promotore a farsi penalmente garante dell’autenticità delle firme raccolte, senza dover contare sull’ausilio dei Notai, non sempre facilmente reperibili per questo servizio), l’abbassamento del quorum dal 32% al 25% (qualcuno, facendo una piccola ricerca, ha scoperto che se questa nuova legge fosse stata attiva dal 1997, ad oggi a San Marino avremmo avuto 3 referendum validi su 12 svolti, anziché 2 su 12…una rivoluzione, insomma). Nessun cenno invece all’emendamento che aumenta il numero delle persone necessarie a costituire un comitato referendario (da 3 a 60!), né alla non applicabilità della nuova legge per le imminenti consultazioni, né al rifiuto di istituire un Referendum Day, il 25 Marzo, che avrebbe fatto confluire tutti i quesiti in un’unica data, tra l’altro significativa per i sammarinesi e non proibitiva per la partecipazione (come invece spesso “incomprensibilmente” accade quando si tratta di referendum). Nessuna vera spiegazione in merito alla totale indisponibilità nei confronti della richiesta che più incarnava lo spirito della Legge presentata dai cittadini (l’eliminazione definitiva del “quorum”), … se non quella data durante il Consiglio agli increduli ascoltatori dal capogruppo DC in persona : “qua siamo in democrazia rappresentativa e se non siete d’accordo tornate su Facebook!” Infine la ciliegina sulla torta: il Pdcs chiude affermando che gli interventi dell’opposizione sono stati “polemici” e “strumentali al rallentamento dei lavori consiliari” e che questo dimostra “come una parte della Minoranza non agisca nell’interesse dei cittadini”.
Riassumendo: la Maggioranza prende in mano, perché costretta, il lavoro dei cittadini, usa il suo potere per renderlo inoffensivo, trasforma la sostanza di quanto proposto, evita la condivisione con le altre forze rappresentate in Consiglio, si lamenta perché queste ultime danno battaglia a colpi di interventi, fa calare la mannaia come da copione, si prende i meriti di interventi minimi che tra l’altro non avrebbe mai fatto
se non messa alle strette, li fa passare per un’opera di valore e, non contenta, getta fango scrivendo che a certa parte della Minoranza (leggasi quella ha “fatto perdere tempo al Consiglio” per difendere gli intenti dei cittadini) non interessa affatto il bene del Paese. Il Forte che schiaccia il Debole, a prescindere dalla bontà delle sue ragioni, dopodiché produce a suo vantaggio una verità ribaltata e se la ride.
Non che sia una novità, ma ora io mi chiedo: fino a quando si può sopportare questa spudoratezza e questa insolenza? Ammesso e non concesso che questo atteggiamento venga considerato “normale” nel gioco delle parti in politica … Fino a quando noi cittadini saremo disposti a tollerare che chi ci rappresenta, di qualunque bandiera sia, giochi così sporco, che menta sapendo di mentire, senza nessun ritegno, senza nessun rispetto per “l’avversario”? Io credo che un limite ci sia, e che sia stato ampiamente superato. Non si può più accettare che sia “normale”, è ora di pretendere un cambiamento anche in questo! Da cittadina chiedo pubblicamente a tutti i nuovi consiglieri che NON imparino questo “modus operandi” dai vecchi, e che NON lo utilizzino a loro volta, nemmeno per rivalersi; chiedo che si rendano autori di una rivoluzione autentica, spezzando questo circolo disgustoso di falsità. Certe modalità non sono inevitabili, abbiamo infinite possibilità di creare qualcosa di meglio, e il primo che ci crede ha vinto.

Comunicato stampa
Elena Guidi

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