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Lettera aperta dei precari della scuola

9 nov 2010
San Marino - Lettera aperta dei precari della scuola
San Marino - Lettera aperta dei precari della scuola
"A quanto pare il Congresso di Stato ha preso la decisione di rifiutare ogni discussione sul tema del precariato, rinviando ad una improbabile data da destinarsi la risoluzione di questo annoso problema. In questo difficile momento tale decisione assume contorni ancor più preoccupanti perché sembra cercare di dare risposte alla crisi economica colpendo le categorie più deboli; compiendo così non un consapevole atto di forze, ma un deliberato atto di violenza sociale. La cosa è ancora più preoccupante se si considera la ricaduta di questa decisione nell’erogazione dei servizi. Noi siamo un gruppo di precari della Scuola e vorremmo rendere note definitivamente le continue difficoltà che questo stato di cose impone a noi, ma soprattutto agli alunni ed alle famiglie.
1. Mancanza della continuità didattica (anche nei sostegni)
2.Grave disparità di servizio offerto tra le cattedre ricoperte da insegnanti in ruolo ed insegnanti precari
3. Impossibilità a progettare programmi didattici coerenti e duraturi
4. Impossibilità ad offrire ore di recupero in itinere e potenziamento
A tutti questi gravi ostacoli fino ad ora si è cercato di ovviare con abnegazione e senso di responsabilità, prestandosi talora a sacrifici gravosi come quello di rinunciare, spontaneamente, a parte del compenso pur di garantire la continuità didattica; fornendo ore di lezione e recupero integrativo non retribuito; o ancora svolgendo mansioni riservate agli insegnanti in ruolo, qualora essi non fossero disposti a ricoprirle. A fronte di ciò la nostra situazione lavorativa è rimasta invariata da molti anni, e, nonostante varie rassicurazioni verbali, che ormai non possiamo che considerare vuote chiacchiere, le difficoltà non sono state risolte, ma semmai, con l’aumento del numero dei precari, esse sono state acuite. I precari continuano quindi a percepire stipendi decisamente inferiori rispetto ai colleghi in organico; continuano a non maturare anzianità; continuano altresì a veder vietata ogni possibilità di carriera interna (non possono occupare ruoli di vice dirigenti e neppure accedere a distacchi interni); continuano a maturare un numero inferiore di giorni di permesso; non possono accedere all’aspettativa senza perdere punteggio; non possono in definitiva formulare un concreto progetto di vita, dato che, in mancanza del riconoscimento di un posto stabile si vedono talora rifiutati anche prestiti e mutui. Fino ad ora abbiamo pazientato –non per mesi, ma per molti anni- ora, davanti alla ormai concreta decisione di risolvere i problemi economici del Paese sulla nostra pelle, non siamo più disposti a farlo. Beninteso, non avanziamo rivendicazioni meramente economiche, quanto piuttosto normative. Chiediamo semplicemente che i nostri diritti siano equiparati a tutti quelli di coloro che, in organico, chiamiamo ogni giorno colleghi, professionisti che svolgono le nostre stesse mansioni e che dunque non capiamo perché debbano essere soggetti a trattamenti diversi. Invece di prefigurare un percorso per la risoluzione di queste problematiche, però, qualcuno ha preferito dire semplicemente no. Non potremo che manifestare il nostro dissenso, tanto fermo quanto il no pronunciato. Già da questa settimana, quindi, ci asterremo dal ricoprire ruoli di coordinamento e di rappresentanza nei vari organismi della Scuola e non daremo più disponibilità per le uscite di studio. Ciò con una precisazione: cercheremo di fare in modo, come abbiamo fatto per anni, che gli alunni e le famiglie non subiscano disagi, ma che anzi siano consapevoli che ci stiamo impegnando in primo luogo per loro, per una scuola ed un insegnamento non precario, ma solido, duraturo e stabile".

I precari della scuola

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