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Morganti conclude la conferenza PSS PDD

27 giu 2004
Morganti conclude la conferenza PSS PDD
“Quello che ci attende è un compito ambizioso, ma difficile. Per noi segretari un duplice compito: costruire un nuovo soggetto attraverso l’unità dei due partiti, ma al tempo stesso salvaguardare l’unità dei nostri rispettivi partiti”. Non ha dubbi il leader dei democratici, Giuseppe Morganti, ma tenta una mediazione. E lo fa chiudendo un lungo dibattito che ha visto impegnato socialisti e democratici per due giornate, registrando 59 interventi oltre alle relazioni dei due segretari. Morganti media visti i toni che in certi momenti hanno rasentato lo scontro. Una divergenza marcata soprattutto in casa democratica, con la posizione dell’area interna al PDD “zona franca”, che ha letto il proprio documento invitando a fermare le bocce e a riportare tutto nelle sedi dei partiti. “L’unificazione – hanno ribadito – così come perseguita è una bieca operazione di potere”. Non ci sta il presidente del PdD Patrizia Busignani, che rigetta le accuse di scarso coinvolgimento nel confronto interno e punta il dito contro zona franca: “La vostra corrente – dichiara – si è costituita appositamente per contrastare l’unificazione. Se è assolutamente lecito dissentire o perseguire obiettivi diversi – aggiunge il presidente – nessuno però deve venire meno al senso del rispetto. Mettiamo da parte – ha esortato – la presunzione di essere i depositari della verità”. Lungamente applaudito il suo intervento. A gettare acqua sul fuoco ci pensa Alessandro Rossi di “Zona Franca”: “Non cerchiamo lo scontro – ha detto – ma chiediamo risposte precise ad alcuni elementi, come quello prioritario di cambiare le regole del gioco”. A Francesca Michelotti – che nel suo intervento aveva sollevato con forza la questione della moralità, risponte l’ex presidente socialista Antonio Volpinari: “La ricerca della vittima sacrificale – dichiara – è storia vecchia e non serve a nulla”. Di contraddizioni parla Claudio Felici che ravvisa come la posizione di zona franca sia in contrasto con i documenti presentati in precedenza, nei quali si sollevavano sì perplessità su tempi e metodi ma mai si era messo in discusisone l’obiettivo. In casa socialista una frenata arriva da Maurizio Rattini, che mette in guardia sul rischio di lacerazioni e spaccature dovute alle accelerazioni. Rattini propone un patto federativo fra i due partiti, che li spinga a perseguire l’obiettivo della casa comune ma con temi diversi, magari dopo le elezioni. Dichiarano apertamente di fare parte del coro invece Alberto Cecchetti, Fiorenzo Stolfi e Fabio Berardi, che sottolineano l’importanza del segnale che arriva da questa conferenza. “Se quello che si appresta a nascere – ha concluso il segretario Giuseppe Mroganti – sarà una operazione di potere o un progetto di grande spessore, capace di riformare il rapporto fra i cittadini e lo Stato, dipenderà da noi, dalla capacità che metteremo in campo per affermare principi che mettano l’interesse pubblico al di sopra di ogni altra cosa”. L’intervento di Morganti contiene un forte elogio al governo straordinario, “che – ha detto – in poco più di un anno saprà fare quello che si è pensato ma non è stato possibile realizzare in 15 anni”. Elencate le tappe già raggiunte, Morganti si dichiara soddisfatto ma non ritiene esaurito il lavoro. “Chiusa la fase delle emergenze- aggiunge – ci si deve porre il problema delle prospettive, di quale paese vogliamo”. Tra i vari passaggi del suo intervento apprezzato quello relativo alla riforma della legge elettorare, “una normativa – ha dichiarato – che dovrà favorire la democrazia dell’alternanza non contro qualcosa o qualcuno, ma per consentire al paese di scegliere e alla politica di rigenerarsi”.

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