Piano di stabilità: parola alle parti sociali

Toni pacati e dialogo aperto tra il segretario di Stato alle Finanze Simone Celli e, dall'altra parte del tavolo, sindacati, industriali e associazioni di categoria. Si torna a parlare di come dovrà essere il piano di stabilità nazionale. Al momento, si ragiona in termini preliminari. I pilastri restano tre: riforme strutturali da compiere, promozione dello sviluppo e strategie per il settore finanziario. Ma il testo finale è ancora da definire.

"Sono emerse posizioni equilibrate da parte di tutti", ha dichiarato Celli. Ma restano le critiche, pur nel dialogo pacato. Sono soprattutto legate a quello che, per ogni parte, è più urgente. La Csu chiede di conoscere lo stato di salute del sistema bancario, con l'esito dell'Aqr. L'Anis si sofferma invece sull'industria e il tessuto imprenditoriale che nel piano è "leggermente latitante", come spiega la presidente Neni Rossini. L'Osla chiede invece chiarezza su come il piano sarà sviluppato e, per le nuove entrate, domanda una fiscalità “equa” e un sistema “di verifica moderno”.

Nei prossimi giorni le parti trasferiranno al Governo le proprie proposte. "Auspico che la maggior parte di esse saranno accoglibili", afferma il segretario di Stato alle Finanze. Le linee di indirizzo del documento arriveranno in commissione Finanze venerdì prossimo.

Mauro Torresi

Nel servizio, le interviste a Simone Celli (segretario di Stato alle Finanze), Giuliano Tamagnini (CSU) e a Neni Rossini (presidente Anis)

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