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Polemica ostruzionismo: in esclusiva i contenuti della bozza di riforma ferma da mesi

5 ago 2015
Polemica ostruzionismo: in esclusiva i contenuti della bozza di riforma ferma da mesiPolemica ostruzionismo: in esclusiva i contenuti della bozza di riforma ferma da mesi
Polemica ostruzionismo: in esclusiva i contenuti della bozza di riforma ferma da mesi - In esclusiva vi proponiamo i contenuti della proposta finale del progetto di legge sul nuovo regolam...
Il documento a nostra disposizione risalirebbe al luglio del 2014. Da allora, accusa Rete – ma sulla stessa posizione c'è anche Civico 10 -, tutto è bloccato a causa del veto della DC. Certo è che se la bozza fosse già stata tramutata in legge, l'ostruzionismo che ha caratterizzato la prima parte di questa seduta consiliare non sarebbe stato possibile. L'articolo 24 prevede infatti – per il comma comunicazioni – un massimo di 15 minuti ad intervento. Ma tutta la tempistica è regolamentata e – in genere – compressa. “Non a sufficienza” – ha però obiettato il segretario DC Marco Gatti – che auspica un dibattito consiliare più snello. Secondo Andrea Zafferani di Civico 10 – invece – l'obiettivo dei vertici di Via delle Scalette potrebbe essere l'introduzione di una sorta di tagliola. Proseguendo nell'esame della Bozza è inoltre ridotto – di 30 giorni – il termine massimo entro il quale esaminare un progetto di legge in prima lettura. La proposta – che vuole comporre l'attuale frammentazione normativa - entra nel merito di tutti gli aspetti del meccanismo parlamentare: c'è anche una puntuale regolamentazione delle Commissioni d'inchiesta. L'articolo 46 introduce una procedura specifica di verifica dell'attuazione – da parte dell'Esecutivo - delle deliberazioni del Consiglio. Per evitare il fenomeno dei cosiddetti “pianisti”, viene regolamentata in maniera precisa la registrazione delle presenze in Aula; se il consigliere si assenta da Palazzo deve consegnare la tessera magnetica; previste decurtazioni del gettone in caso di ritardi. Sul punto scottante dell'ammontare dei compensi – tuttavia – si rimanda ad un apposito regolamento da approvare a maggioranza dei due terzi. Proprio questo tema – secondo Roberto Ciavatta, di Rete – potrebbe essere all'origine dello stop democristiano. Marco Gatti, dal canto suo, ha parlato della necessità di equiparare il gettone dei dipendenti della PA a quello di chi lavora nel privato”.

GM

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