Referendum alle porte: l'opposizione si prepara, la maggioranza spera non vengano usati "per fermare il risanamento"

Il primo a lanciare la consultazione popolare è stata la Dc sulla legge elettorale. A seguire Dim, su temi economici. Il Partito Socialista li appoggia, così come il Psd. “Il referendum – dice Nicola Ciavatta – è l'unico strumento a disposizione di chi non condivide le politiche governative”. La distanza è siderale, ad esempio, sul ricorso al Fondo Monetario. Si oppone con forza Dim a cui si affianca il Psd con il Segretario che parla di “cure che uccidono il malato”. Non si oppone, invece, Res, il neo movimento di Dalibor Riccardi. “E' un ente credibile – dice il coordinatore Valeria Robbiano - volano per attrarre investimenti sani. Prima però si parta dalla spending review”. L'ipotesi di referendum si affaccia in un momento di scelte decisive per il sistema, mentre si concretizzano voci di possibili accorpamenti. In una lettera datata 6 agosto, pubblicata da Rete sui social, Simone Celli chiede al Presidente Carisp di esplorare con il cda eventuali ipotesi di aggregazione con altri istituti di credito sulla base di valutazioni strategiche.
Ma cosa pensa la maggioranza della stagione referendaria alle porte? Marica Montemaggi si appella alla responsabilità di tutte le forze politiche. “La legge elettorale – dice - non è una priorità”. Spera nel dialogo, “per capire quale sia la strada migliore” e si augura che nella consultazione ci sia chiarezza sulle conseguenze di una strada rispetto ad un'altra.
“Sono per la democrazia diretta – commenta Giuseppe Morganti – non mi fa paura”, sebbene ritenga che in questo caso sia più legata al tentativo di fermare il percorso di risanamento piuttosto che dare un quadro di stabilità. “Sarebbe meglio – afferma - che le opposizioni si sedessero al tavolo per comunicarci idee alternative”. E sull'ipotesi di aprire una trattativa con Roma, “è dal 2013 – risponde - che reiteriamo la richiesta. Il ruolo dell'Italia non è finanziare, ci sono organi deputati a farlo, come il Fondo Monetario. “Fondamentale – ribadisce - determinare le condizioni. Oggi siamo in grado di farlo ma allungando il brodo l'opposizione ci costringe in confini ristretti riducendo le potenzialità negoziali”. Anche per Repubblica Futura è necessario che le scelte passino attraverso la condivisione. “Preferirei – dice Nicola Selva - che le decisioni arrivassero attraverso un confronto. Mi auguro che i referendum non vengano strumentalizzati per non compiere le scelte che servono”.

MF

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