Rete contro RF e la strategia di chi "si crede élite e non ha temi"

Ciavatta: "Siamo rinviati a giudizio, ma con gran onore, poiché denunciati da quelli di RF”

Rete è un fiume in piena, contro un clima “che esula dalla normale diatriba politica”. Matteo Zeppa punta il dito contro Repubblica Futura e il “supporto incondizionato” del quotidiano "L'Informazione". “La sensazione è che debba succedere qualcosa”. Un piano contro Rete, additata come nemico del paese, mantra che cresce - dice Andrea Giani - dalla legge sulle risoluzioni bancarie e Commissione sul Cis. Artefice RF, “fusione di Ap e quel che resta dei Mazziniani”, attaccata per una politica estera “che ha interrotto – continua Giani - i rapporti con l'Italia”, “tutto quello che Adesso.sm ha portato è stato la visita di un ministro in un pomeriggio di agosto”.

Torna, nelle parole di Emanuele Santi, il legame fra RF e Grandoni. “Chi attacca Cis, Grandoni e Confuorti viene attaccato a sua volta”. Una strategia, quella delle accuse mirate, per spostare l'attenzione – dice – dai problemi veri. “ Chi alza i toni – secondo Zeppa – è perché non ha temi per controbattere”. “La novità di queste elezioni è che nel porta a porta – racconta Roberto Ciavatta - i candidati non presentano programmi ma diffamano gli avversari”. RF “che si sente élite non in linea col popolo – aggiunge – obnubilata dall'odio è andata avanti per mesi. Ma la gente ha capito chi sono i carnefici e chi tiene la barra dritta”. Poi, su Gabriele Gatti, il sospetto che sia tutto costruito a tavolino. Perché – chiede - registrazioni che sembrano fatte in studio sono state diffuse solo ora? Vede riproporsi “il bacio di giuda di Grandoni alla Dc”, quando alle passate elezioni il noto imprenditore dichiarò il suo voto.

“Diventano verosimili -per Ciavatta – voci di accordi fra vertici di RF ed ex mazziniani. “Caprioli si rifiuta di celebrare il conto Mazzini e il Segretario Renzi non lo censura – continua Ciavatta - ma anzi propone a due giudici attraverso delibera tutela legale per conflitto di attribuzioni contro la Reggenza”. "Non è un paese normale – aggiunge – che ad ogni elezione parta una causa dal tribunale. Certo, siamo rinviati a giudizio, ma con gran onore, poiché denunciati da quelli di RF”. Infine, uno sguardo al futuro, per non lasciare il paese in mano – dicono – all'élite. “ Non siamo fuori pericolo – avverte Elena Tonnini – vogliamo liberare San Marino da chi vuole tornare al passato, all'avventurismo finanziario. Non vogliamo nuovi Ali Turki né finanziamenti da faccendieri internazionali. Vogliamo trattare con gli Stati amici”. 

Nel servizio l'intervista a Elena Tonnini (Rete)

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