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Riforma giustizia, Libera: "Rischio di autoreferenzialità del Consiglio Giudiziario"

Il partito invia un documento a forze politiche, Dirigente del Tribunale e Ordine degli Avvocati per promuovere il confronto. " Non bastano due mesi"

di Monica Fabbri
8 nov 2021

“Non è una legge tecnica ma politica”. Libera torna a parlare di giustizia ed entra nel merito del pdl costituzionale, parte del pacchetto dei quattro provvedimenti presentati in prima lettura ad agosto. “Riforma necessaria e sacrosanta”, esordisce Luca Boschi, ma che evidenzia diverse criticità e gravi rischi. “E' un progetto di legge perfetto teoricamente per un grande Stato ma inadatto ad una piccola realtà, con un tribunale unico e un equilibrio delicatissimo da difendere. In gioco – fa notare il partito – c'è la democrazia. Teme l'autonomia assoluta del potere giudiziario, senza l'equilibrio democratico del controllo circolare, con tutto il potere concentrato nelle mani di una ristretta minoranza di magistrati, con il rischio di autoreferenzialità e cooptazione.



“Noi abbiamo la necessità che i poteri possano condividere i percorsi, capirli e ovviamente quando ci sono degli eccessi anche criticarli”, spiega Giuseppe Morganti. “Qui, invece, – avverte - il rischio è che si renda autoreferenziale il Consiglio Giudiziario, che diventa l'organo di governo assoluto e senza più nessun controllo da parte di nessuno, un organo di Governo non aperto a tutti i magistrati ma solamente ad una parte minoritaria. Questo è gravissimo”. Parte da qui il documento inviato a forze politiche, Dirigente del Tribunale e Ordine degli Avvocati. Obiettivo: promuovere incontri “propedeutici ad un tavolo che porti ad una condivisione, lavoro che dovrebbe fare il Segretario”, provoca il partito. Entra quindi in gioco il metodo. L'iter di approvazione della legge – afferma Libera – sembra dettato dalla fretta. Serve, invece, un confronto attento, non bastano due mesi. Tanto più che – ricorda Vladimiro Selva - è stato disatteso l'impegno, in Commissione, di ulteriori confronti. Si chiede quindi tempo: “La discussione in Consiglio non avvenga prima del nuovo anno”. “Avremmo potuto gridare alla distruzione dell'equilibrio democratico. Non lo facciamo perché vogliamo dare una chance al Governo, perché speriamo nell'unanimità”, afferma Boschi. “Passo in avanti che – aggiunge Selva - accrescerebbe la fiducia verso il paese”. "Qui si sta modificando la storia istituzionale della Repubblica. Farlo in due mesi – commenta Morganti - è assurdo”.




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