Riforma pensioni: Santi, "si entri nel merito rispettando le scadenze"; Tamagnini, "non tratto con la pistola alla tempia"

Il confronto sul piano di stabilità entra nel vivo. Lunedì riprendono gli incontri con sindacati e categorie, tre giorni per esaminare proposte e decidere come procedere. La Csu ha fissato nel mezzo l'attivo dei quadri, per aggiornare in tempo reale ed essere pronta ad iniziative in caso di esito negativo. Uno dei temi più caldi è quello previdenziale. In chiusura della Festa dell'Amicizia il Segretario Dc che ha invitato il Governo ad allargare la base imponibile che sostiene con la propria contribuzione i fondi pensionistici. “La riforma – ha detto - corre sullo stesso binario degli interventi per la creazione di nuovi posti di lavoro”.

Per Franco Santi allargare la base contributiva non risolve il problema ma lo rimanda. “E con le regole attuali – avverte - non è realistico”. Ritiene al contrario necessarie le misure ipotizzate che per il forte impatto sociale vanno concertate. E qui tornano in gioco i sindacati. Santi invita ad entrare nel merito “per raggiungere l'obiettivo comune della tenuta dei conti dello Stato e la possibilità per il paese di ripartire”. Non è contrario a firmare un accordo prima di portare la riforma in Consiglio “ma se insieme – dice – rispettiamo i vincoli”. Sono quelli legati alla presentazione del bilancio. La scadenza è dicembre. “Come esecutivo – spiega – abbiamo una dead line”. Chiede quindi la disponibilità a ragionare sulle soluzioni, “stiamo mettendo a disposizione tutte le informazioni – dice - non c'è una posizione da difendere, dobbiamo richiedere sacrifici, non cercare consenso”. Il tempo sarà sufficiente? Santi è fiducioso: “il livello di elaborazione è maturo, il problema è la condivisione, per mancanza di volontà di entrare nel merito delle cose. Se troviamo un terreno di confronto si può procedere velocemente”. Su questioni che dividono, come il discorso contributivo, il Segretario lo ritiene un passo importante. “È vero che da un punto di vista di ritorno economico ci possono essere problemi ma rende il paese competitivo. Laddove ci sono problemi devono intervenire per integrare la solidarietà e la fiscalità generale, come già previsto”.

“Non vogliamo un confronto ma una contrattazione” gli risponde Giuliano Tamagnini. “Il Governo faccia una proposta degna di questo nome, senza puntini di sospensione nelle caselle delle percentuali e noi negozieremo perché le pensioni sono le nostre”. “Ma - avverte – con la pistola alla tempia io non tratto. Ci vuole il tempo che serve, la smettano di dire che c'è una scadenza, anche perché 20 mesi li hanno buttati via loro”.

MF

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