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Riforma Previdenziale: confronto serrato su sgravi e incentivi per le lavoratrici madri

16 nov 2022
Riforma Previdenziale: confronto serrato su sgravi e incentivi per le lavoratrici madri

Inevitabile che a segnare la discussione, ieri, fosse lo sciopero generale in corso sul Pianello; con le voci dei leader sindacali, e della piazza, ben udibili all'interno di Palazzo, durante i vari interventi. Alla ripresa dei lavori parlamentari, questa mattina, la constatazione dell'assenza di richieste di replica. Il Segretario di Stato alla Sanità ha dunque richiesto una breve sospensione; e ciò a seguito di una richiesta fatta martedì da un Consigliere – ha spiegato -, affinché fosse avviato un confronto prima dell'analisi dei vari punti dell'articolato della riforma. In fase di analisi, a quanto pare, una serie di emendamenti. Dopodiché è ripreso l'esame dell'articolato. Ed è stata subito battaglia quando si è passati all'articolo 2 emendato, relativo agli sgravi dei disincentivi per le lavoratrici madri.
Secondo gli esponenti di Libera, un aumento degli sgravi sarebbe andato nella direzione di dare una mano alle famiglie; anche alla luce del più volte segnalato problema del calo demografico. In particolare l'attuale norma prevede una riduzione di 0,5 punti percentuali del disincentivo per il pensionamento anticipato delle lavoratrici con un singolo figlio; 1,25 punti percentuali per quelle con 2 figli, e 2,25 punti per quelle con 3 figli. Le Opposizioni avevano proposto invece sgravi rispettivamente per 1, 2, e 4 punti percentuali.
Dai banchi di RETE si è tuttavia obiettato come nella legge sulla famiglia, recentemente approvata, vi siano già interventi a sostegno delle madri. Massima attenzione anche all'impatto economico della Riforma Previdenziale. L'intervento proposto dalle Opposizioni – è stato osservato – avrebbe comportato oneri aggiunti per circa 0,5 milioni di euro annui. Contestato, poi, alla Minoranza, di non aver fatto nulla in passato su questi temi. Si fa un gran parlare di quali possano essere i migliori interventi per incentivare la natalità – ha sottolineato un esponente di RF -; noi avremmo cercato di fare un'altra scelta. Ha ricordato poi come nella serata di ieri vi fosse stata una disponibilità al confronto; ma in seguito si è appreso del raggiungimento di 40 firme, in Maggioranza, per la presentazione di emendamenti. E ciò garantirà “autonomia”, alle forze che sostengono il Governo. Dal PDCS è stata rivendicato il lavoro fatto dalla compagine di Governo sul tema della famiglia; l'articolo si rivolge alle donne che hanno già avuto figli, per incidere sulla natalità occorrono altre modalità di intervento. Sulla stessa linea anche DML. Nella norma, ad avviso del Segretario di Stato Ciavatta, un “segnale di attenzione” da parte dello Stato; un input da utilizzare anche in successivi interventi.
L'articolo è stato infine approvato. Considerazioni simili nell'analisi dell'articolo successivo, relativo alla riduzione dei disincentivi previsto per l'accesso ai pensionamenti anticipati di vecchiaia, e l'incremento degli incentivi per l'accesso ritardato. Si è poi passati all'articolo 4, nel quale si prevede una gradualità nel raggiungimento di “quota 103” per la pensione di anzianità; che andrà pienamente a regime dal primo gennaio 2028. Dopo l'approvazione l'articolo – piuttosto tecnico - riguardante il cumulo dei versamenti. E poi la norma sulla pensione anticipata di anzianità, con quota 103 raggiunta precedentemente ai 60 anni. Si va da un -20% per chi ha maturato i 57 anni di età, a un -10% ai 59 anni. Quindi il capitolo dei disincentivi, per chi richieda il pensionamento di anzianità – una volta compiuti almeno 60 anni, e con un minimo contributivo di 35 anni – non avendo raggiunto quota 103. Anche in questo caso è indicata nel dettaglio la gradualità. Dalle fila di Libera è stato ribadito come non siano stati forniti dati prospettici; rammarico anche per la mancata riflessione sui lavori usuranti. Piuttosto veloce, anche in questo caso, l'approvazione. Così come per gli articoli successivi, inclusa la norma sul “part time pensionistico”; uno degli elementi innovativi della Riforma, ed applicabile anche ai dipendenti pubblici. A seguire uno dei punti nodali: l'estensione a 30 anni del periodo di riferimento per il calcolo del reddito ai fini del calcolo della pensione. E poi l'articolo riguardante la “modifica della misura delle prestazioni”. Tetto massimo 47.110 euro, da rivalutare in base all'indice del prezzo al consumo registrato nell'anno precedente. Si prevede, fra le altre cose, che nel periodo 2023-2027 la rivalutazione annua non possa essere superiore a 2,2 punti percentuali. Da registrare anche un emendamento presentato dalla Maggioranza e dalle esponenti del Gruppo Misto Sandra Giardi e Grazia Zafferani, che raccoglie una proposta del sindacato. Libera si è detta d'accordo, sul merito; non sul metodo, perché alle Opposizioni non è stato chiesto se avessero avuto intenzione di sottoscriverlo. Quindi l'articolo 16, che prevede la reversibilità anche per le unioni civili e i conviventi more-uxorio da almeno 15 anni; si specifica che la differenza di età non può essere superiore ai 25 anni. Si sarebbe potuto fare di più, ha dichiarato Guerrino Zanotti, ricordando la posizione di Libera, per l'eliminazione del requisito della differenza d'età. A seguire le disposizioni sul “lavoro a tempo parziale”; che prevedono come non si prenda più come riferimento – nel calcolo del reddito di riferimento – quello del tempo pieno, bensì quello effettivamente percepito durante il periodo di part-time. Si usa invece come riferimento lo stipendio del collega di pari livello a tempo pieno per alcune casistiche, come il part time post-partum o chi assiste un familiare disabile.





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