Era prevista una vittoria con larghissimo margine; in realtà è stato un trionfo, per Vladimir Putin, che ha ottenuto il 76,6% dei consensi, guadagnando così il quarto mandato alla Presidenza. Il popolo russo è con lui; lo conferma l'affluenza al 67,4%: in netta crescita rispetto alla precedente tornata. Un dato che conferma la sostanziale irrilevanza del blogger Aleksej Navalny, che – impossibilitato a partecipare alle elezioni, per una condanna per frode – aveva invitato i cittadini a boicottare la consultazione. La risposta sono state lunghissime code ai seggi, in patria e all'estero. Così come pessimo, alla fine, è stato il risultato di Ksenia Sobchak: che doveva raccogliere l'eredità proprio di Navalny, proponendo una ricetta neoliberista. L'1,6% - ottenuto dall'ex stella della TV – è piuttosto indicativo della distanza tra la realtà, e la narrazione dei media occidentali. In Russia, infatti, la seconda forza si conferma il Partito Comunista, che – con Pavel Grudinin – ha sfiorato il 12% dei consensi. A seguire i nazionalisti di Zirinovskij. Poi il nulla. Che si facesse leva sull'orgoglio, e il patriottismo, lo si era capito anche dalla data, scelta per queste Presidenziali: l'anniversario dell'adesione della Crimea alla Federazione Russa. Quello degli abitanti della penisola – allora - è stato una sorta di secondo referendum: con consensi, per Putin, superiori al 90%. Furiosa la reazione delle autorità ucraine, che hanno impedito il voto dei cittadini russi. Vladimir Putin – tuttavia – ha preferito soprassedere. Nel suo discorso – subito dopo la rielezione – si è soffermato piuttosto sul caso dell'avvelenamento di Serghei Skripal, con una dura stoccata ai Paesi occidentali che stanno puntando il dito contro il Cremlino. “Se si fosse trattato di nervino di tipo militare – ha sottolineato – quelle persone sarebbero morte sul posto. Noi abbiamo distrutto il nostro arsenale chimico, sotto la supervisione di osservatori internazionali; siamo stati i primi, non come i nostri partner, che hanno assicurato di farlo, ma che – sfortunatamente – non hanno ancora tenuto fede alla promessa”.
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