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San Marino: Rete, Valentini deve rispondere delle affermazioni Gentili

10 mar 2015
San Marino: Rete, Valentini deve rispondere delle affermazioni Gentili
San Marino: Rete, Valentini deve rispondere delle affermazioni Gentili
Nel quadro di totale sfascio politico-morale le affermazioni del comandante della Gendarmeria Gentili riportate dalla stampa, tratte dall'ordinanza di custodia cautelare di Claudio Podeschi, si stagliano come la conferma di un piattume difficile da estirpare.
Gentili e il suo padrino politico Valentini, che lo ha voluto a San Marino e tanto lo ha difeso fino a rischiare una rottura coi colleghi di governo in occasione del rinnovo del suo contratto il primo dicembre scorso, devono rendere conto di quelle affermazioni e scusarsi con i sammarinesi perbene, che ci sono e sono tanti, ma evidentemente non vengono frequentati da chi indica San Marino come un paese in cui “nessuno vuole combattere il crimine”, un paese di “tutti complici”.
Pasquale Valentini deve rispondere in Consiglio di queste affermazioni, che confermano le voci che già circolavano da diverse giornate secondo cui lo stesso Gentili di fronte ai sottoposti si sperticava in attacchi a politici e magistrati, definendoli in alcuni casi banditi, in altri, come si evince, “gangster”! Pasquale Valentini ha il dovere di dimettersi e fare ammenda, oltre a chiedere le dimissioni spontanee e immediate di Gentili, onde evitare un licenziamento in tronco con demerito!
Noi non vogliamo un personaggio avvezzo a simili considerazioni a capo della gendarmeria del nostro paese. Vogliamo una gendarmeria che funzioni, e i cui vertici siano specchiati e diano un contributo fattivo alle indagini svolte da chi, cari Gentili e Valentini, dalla magistratura o come noi in mezzo alla gente, a cambiare il sistema, il crimine, il malcostume, ci prova. Ma proprio perché ci prova queste affermazioni e queste affiliazioni un ostacolo verso la ripartenza del paese. Siamo certi che ci siano gendarmi sammarinesi in grado di pilotare la gendarmeria meglio di così.
Il comandante Gentili aveva del resto dato ampie premesse del suo carattere. Appena giunto a San Marino nel luglio 2013, portato dal fedelissimo uomo ombra Pasquale Valentini, ha preteso il titolo di Generale, che non ha mai avuto in Italia (se non come premio dettato dalla consuetudine al momento del pensionamento).
Valentini ebbe a dire in tono esoterico in aula consiliare “sapete bene il motivo per cui lo abbiamo nominato...” (ecco, dato che ci siamo: siccome noi non lo sappiamo, di grazia, ce lo vorrebbe spiegare?).
Appena venuto a San Marino in totale spregio delle istituzioni, fatto gravissimo, ha preso a salire a palazzo, come capo della gendarmeria, in abiti borghesi, deciso a non vestire la divisa finché non gli fosse stato riconosciuto il titolo di generale: ognuno ha i suoi vezzi!
Ha creato disagi nel Congresso Militare, ma la politica come sempre è venuta in suo sostegno, Valentini in primis, fino alle dimissioni dell'ex generale Martelli.
Ha preteso un contratto capestro, che prevede una indennità aggiuntiva di €1.800 al mese (€21.600 all'anno) motivata con la necessità di “pagare l'affitto”... viene da chiedersi dove abiti; lui si è limitato a lamentarsi che il suo appartamento a Roma era più spazioso, al che verrebbe da dire: “ci torni subito, caro Gentili”!
Peccato che la legge sulla dirigenza della PA escluda la possibilità di dare indennità aggiuntive... ma si sa, la legge a San Marino non c'è, lo dice anche lo stesso Gentili che qui è il caos, e allora la ragione se la prende chi fa la voce grossa e ha buoni sponsor, e lui sarà pure un lamentone ma il potente giusto se l'è scelto e se lo tiene... come un'ombra, appunto!
Dove li prendiamo quei 21.600 euro? Dal fondo destinato al casermaggio della gendarmeria.
Poi lamentiamoci se non abbiamo fondi né prevenzione: i soldi che servirebbero servono per pagare un umile alloggio a Gentili.
Non ci dilunghiamo sui due pesi massimi, in ogni senso, del PSD: Macina e Felici. Avevamo già detto che avrebbero dovuto dimettersi da capogruppo e da membro della commissione permanente che tratta la giustizia. Non lo hanno fatto, come non avevano allontanato Stolfi finché non costretti. Contenti loro, vorrà dire che quel partito e chi ne fa parte è complice del silenzio di cui, magari in questo caso specifico a ragione, parla Gentili.
Finché non lo manderemo a casa!

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