Scissione Pd, Emiliano ci ripensa e resta: "Mi candido a segretario"

Mentre il Pd sembra avviarsi verso una inevitabile scissione, l'ex segretario Matteo Renzi non si presenta in direzione ma vola in California. Ma c'è anche chi ci ripensa.

Asserragliato dalla protesta dei tassisti, sfociata in veemente contestazione con tanto di lancio di bombe carta, nella sede del Nazareno il Pd riunisce l'ennesima direzione per avviare le procedure congressuali. Manca l'ex segretario, Matteo Renzi, che si è dimesso dall'incarico domenica. Volato in California, “per imparare – dice – da chi è più bravo come creare occupazione, lavoro, crescita nel mondo che cambia”.
Ma c'è anche chi, a sorpresa, ha deciso di restare: Michele Emiliano ha dato seguito al discorso possibilista pronunciato domenica. Non solo era alla direzione, ma ha anche annunciato di volersi candidare a segretario, gareggerà contro Renzi.
“Gli addii non sono inevitabili”, ha detto il presidente Matteo Orfini, che cerca anche di venire incontro ai dissidenti, i cosiddetti “bersaniani” di cui fanno parte Speranza e Rossi, promettendo conferenze programmatiche pre congressuali, ma per lui il congresso dovrà tenersi prima del voto amministrativo. Gianni Cuperlo ha proposto di posticipare le primarie a luglio.
Fioriscono in queste ore gli appelli per evitare la scissione: si sono levate le voci di Romano Prodi, di Enrico Letta, dopo quella di Walter Veltroni domenica.
I bersaniani avrebbero 22 deputati e meno di 15 senatori. Un brutto colpo per il Pd, che gli esponenti cercano di evitare. Il più rassegnato pare proprio Renzi: “Addii dolorosi – ha detto – ma non rimaniamo ancora bloccati”.

Francesca Biliotti

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