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Scoppia la bagarre sul Prestito Ponte. Renzi chiede di mostrare quanto verbalizzato in Commissione Finanze. Pasquale Valentini appoggia la richiesta

Libera e RF chiedono cifre e garanzie mentre Gatti parla del finanziatore, multinazionale "presente in 70 paesi del mondo, con 150 anni di storia e 16 mila dipendenti".

di Monica Fabbri
16 dic 2020
Scoppia la bagarre sul Prestito Ponte. Renzi chiede di mostrare quanto verbalizzato in Commissione Finanze. Pasquale Valentini appoggia la richiesta

In riapertura di lavori l'Aula s'infiamma sul prestito ponte. In Ufficio di Presidenza, riunito prima della pausa pranzo, Nicola Renzi chiede che quanto è stato verbalizzato in Commissione Finanze sia mostrato a tutti i consiglieri prima della votazione del decreto. L'Ufficio di Presidenza si oppone e alla ripresa dei lavori Renzi torna alla carica, ritenendo inaccettabile che la maggioranza voglia proibire all'aula di visionare il contratto. Pasquale Valentini si allinea: si tratta di atti parlamentari – dice – che vanno resi noti a tutti, anche se in maniera riservata. Si associa Iro Belluzzi.

“È una battaglia di democrazia e trasparenza”, afferma Guerrino Zanotti, appellandosi al buon senso in maggioranza. “Ciò che è segreto deve rimanere segreto”, dice Marco Nicolini, che suggerisce venga chiuso l'audio permettendo ai consiglieri di visionare i documenti. “Il senso di responsabilità e delle istituzioni dov'è?”, chiede il Segretario Andrea Belluzzi. “Dovremmo renderci conto – dice Gian Nicola Berti - che speculare sulla materia è facile ma rischia di essere infelice. Non dimentichiamoci che questo decreto va semplicemente a dare regole di disciplina contrattualistica ad un finanziamento già approvato in questa sede in luglio. Chi ci dà soldi chiede alcune clausole, come la riservatezza del contratto. Non è atto anomalo, succede molto spesso”. “Non è mai successo”, dice Francesco Mussoni, “che il Consiglio acquisisse una deliberazione riservata in commissione segreta. È un precedente sbagliato”. “Rientra nelle funzioni di controllo” – afferma Eva Guidi. “Il Consiglio è chiamato a ratificare un decreto legge. Indispensabile che sia messo a conoscenza del documento portato in Commissione per esercitare un voto consapevole”. Per Emanuele Santi è stata mistificata la realtà. “Tutti i consiglieri della commissione hanno avuto modo di leggere il contratto, ricevendo le informazioni del caso, tanto che sono uscite indiscrezioni su un giornale. E tutti potevano partecipare a quella Commissione”.

Pasquale Valentini ribadisce la sua posizione: è ben cosciente che divulgare certe informazioni possa compromettere la buona riuscita della trattativa, ma si sta facendo riferimento – dice - ad una comunicazione non su dati sensibili, ma sul parere sul finanziamento proposto dal Governo. “Credo che nessun consigliere debba essere privato dal poter venire a conoscenza degli atti in commissione e consiglio. Altra cosa è divulgare certe informazioni. Nicola Renzi si dice convinto che atti parlamentari, seppure in maniera segreta, debbano esser disponibili con lo stesso vincolo della riservatezza di tutti i consiglieri. “Non vi state rendendo conto come nel paese e nell'aula l'aria sia diventata irrespirabile, per l'arroganza di chi proibisce agli stessi consiglieri di maggioranza di vedere quei documenti, limitando le libertà istituzionali del nostro paese. Di cosa avete paura?” Gatti chiarisce che le garanzie sono quelle che prestano tutti gli Stati, “le stesse date con prestiti interni”. Nulla vieta a i consiglieri di prenderne visione ma l'ambito è la Commissione Finanze, che ha preso in seduta segreta certe deliberazioni. Non credo che un altro organismo possa decidere. Così si travolge il sistema ordinario e giuridico del paese”. Concetto ribadito da Giancarlo Venturini: “siamo nell'assurdità totale. Oltre ai membri della commissione, tra i quali Renzi, era libero di partecipare qualunque altro consigliere per visionare contratto. Fare demagogia semplicemente per fare passare il concetto che si stia nascondendo chissà cosa è un'assurdità più totale. Mi meraviglio di quei consiglieri che si vogliono prestare a questo gioco”.

Si dice meravigliato anche Teodoro Lonfernini. Per una semplice ragione: “in questo paese in maniera errata e ricorrente si parla di debito pubblico come se avvenisse oggi. É già contratto da tempo e va gestito. Governo e maggioranza hanno messo in campo strumenti in piena e totale trasparenza. Se fossimo onesti non grideremmo allo scandalo sulla riservatezza di documenti confidenziali, ma dovremmo meravigliarci che in commissioni segrete venga violata dagli stessi membri quella riservatezza. Chi ha sottratto – chiede - il documento riservato finito nelle mani di chi lo ha pubblicato per fare saltare l'operazione?” Spagni Reffi chiede scusa alla Reggenza per il “pessimo spettacolo che stiamo offrendo" e che Maria Luisa Berti definisce " teatrino vergognoso". L'unico organismo che può decidere di desecretare un atto - dice Reffi - è l'organismo che lo ha prodotto”. "Ogni consigliere - ribadisce Renzi - ha diritto di accedere in qualsiasi momento agli atti delle Commissioni. Si tratta di atti parlamentari". Poi, in riferimento alla garanzie, "Gatti ci ha detto che sta mettendo in garanzia i beni dello stato, anche immobili. Per farlo, prima di ipotecarli, deve portarli in aula, farne l'elenco e alienarli altrimenti il contratto è nullo. Spero che la controparte lo sappia".  L'emendamento proposto da Rf non passa

Sulla segretezza in merito al prestito ponte già in mattinata Nicola Renzi aveva accusato il Governo di opacità su "consulenze milionarie a player internazionali". Non c'è trasparenza sul contratto per i 150 milioni, "chiuso in cassaforte nella Segreteria Finanze", definendo il decreto per il finanziamento “una delega in bianco per vendere il paese”. “Per quale cifra, con chi e a quale garanzia?”- chiede, esortando la maggioranza a visionare il contratto. “Non lo voglio vedere e non deve vederlo neppure il Consiglio” – gli risponde Francesco Mussoni, ricordando che l'aula ha funzione legislativa, non amministrativa. La riservatezza – aggiunge – è necessaria per il buon esito della trattativa e “in una fase cosi difficile dobbiamo ragionare anche con la buonafede”. 


Rossano Fabbri chiede, invece, di non fidarsi e approfondire, “perché nella scorsa legislatura – dice - qualcuno si è fidato troppo”. “Non è un contratto qualsiasi, qui è in gioco il futuro del paese”, afferma Giuseppe Morganti, che si appella alla parte di “maggioranza che riflette”, affinché si faccia sentire su scelte che rischiano di pregiudicare il futuro di San Marino e il suo patrimonio. “Il contratto non viene registrato” - avverte - “non lo vedranno neppure gli uffici e le parti tecniche. Manca anche il foro che dovrà decidere su eventuali controversie”. Per Andrea Zafferani il problema è come ripagheremo il debito. “Il Governo ci dice facendo altri debiti. Quanto pensate – chiede - che possa durare questa strategia?”.

Emanuele Santi ammette che sul prestito ponte c'è stato poco confronto preventivo, ma i commissari – afferma - hanno avuto modo di leggere il contratto e “sanno chi è il soggetto in questione”, aggiunge il Segretario Gatti. La Cargill è un gruppo internazionale, “presente in 70 paesi del mondo, con 150 anni di storia, 16 mila dipendenti, e un reddito operativo di 3 miliardi di dollari. C'è chi parla “di riciclaggio di Stato – afferma - solo perché nasce nel Delaware". “Comincio a pensare – aggiunge Luca Beccari - che il problema non sia il finanziatore, ma che non si riesca ad accettare che finalmente sono state individuate soluzioni strutturali e di mercato, mentre fino ad oggi si viveva nel miraggio che San Marino fosse un paese diverso, e nella favola che potesse trovare stati amici che lo finanziassero”. Iro Belluzzi ricorda che in Commissione Finanze si era quasi arrivati ad una votazione unitaria, nella consapevolezza della necessità di quell'atto, pronti a dare fiducia al Governo per un'operazione che probabilmente non era la migliore, ma l'extrema ratio per ripartire. Unanimità non raggiunta – dice - per il mancato inserimento di una postilla di carattere politico. “È stato un errore, perché accettandola oggi la minoranza non avrebbe strumentalizzato”. 


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