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Spagna: alla elezioni vince Rajoy, ma è rebus governabilità

27 giu 2016
Rajoy
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L'attendibilità dei sondaggisti è ormai ai minimi termini, non è una novità. Alla vigilia di queste politiche Unidos Podemos – la formazione nata dall'alleanza del movimento di Iglesias con Izquierda Unida – era data in seconda posizione: davanti ai socialisti e candidata alla guida di un Governo di sinistra. Il risultato è stato ben diverso perché Iglesias non solo si è fermato al terzo posto, con il 21% di preferenze, ma si è registrata una affermazione inattesa – nei numeri – dell'inaffondabile Mariano Rajoy. Il suo Partito Popolare è volato al 33%, conquistando centinaia di migliaia di voti rispetto alla precedente tornata elettorale ed affermandosi in storiche roccaforti socialiste come l'Andalusia. “Rivendichiamo il diritto di governare – ha dichiarato allora il Premier uscente -, auspico, entro un mese, di raggiungere un accordo per la formazione di un nuovo Esecutivo”. Non sarà facile. Le alternative possibili sembrano infatti una “grande coalizione” con i socialisti o un governo di minoranza con il centro-destra liberista di Ciudadanos, comunque in calo di consensi. Si diceva, prima di questo voto, di un possibile effetto Brexit. Le letture, in effetti, sono due. La prima, quella sposata dalla maggioranza degli analisti, è che gli spagnoli – spaventati dal referendum inglese e dai suoi possibili effetti – abbiano optato per la soluzione più “rassicurante”: quella di un centro-destra istituzionale. L'altra ipotesi – corroborata da una sostanziale contrazione dell'affluenza alle urne – è che una larga fetta di elettorato anti-sistema sia rimasta delusa dalla svolta moderata di Podemos, che ha ormai eliminato – dal suo messaggio politico – ogni riferimento alla lotta contro l'Unione Europea, e che aveva sottolineato l'opportunità di formare una maggioranza di Governo con il Partito Socialista.

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