Tempi di crisi: l'Esecutivo entrerà in ordinaria amministrazione

Tempi di crisi: l'Esecutivo entrerà in ordinaria amministrazione.
La procedura istituzionale scatterà dopo la sessione del Consiglio Grande e Generale di mercoledì e giovedì prossimi. In quella seduta si prenderà atto delle dimissioni del Congresso di Stato e, al termine del dibattito dedicato alla crisi, l’Esecutivo entrerà in ordinaria amministrazione. La legge del 2005 rende nulli tutti gli atti eccedenti l’ordinaria amministrazione. Questo significa che il Congresso di Stato non può deliberare su acquisti, vendite o permute, non può adottare piani particolareggiati e sottoscrivere convenzioni previste dagli strumenti urbanistici, non può conferire incarichi, consulenze o collaborazioni e neppure retribuzioni di qualsiasi natura così come non può, ovviamente, emanare atti normativi. Revocate anche tutte le commissioni di nomina consiliare e il Consiglio dei XII.
Per i Segretari di Stato cessa l’incompatibilità con il ruolo di consigliere. Dunque torneranno a sedere in Aula, mantenendo l’incarico di Governo solo per l’ordinaria amministrazione. Quello che affronterà l’iter parlamentare della crisi sarà un Consiglio Grande e Generale composto da 61 persone. Sua Eccellenza Federico Pedini infatti è entrato in Aula come sostituto di un membro di Governo e vi rimarrà fino alla fine del mandato reggenziale, il prossimo 1° ottobre. Concluso il confronto parlamentare la Reggenza inizierà la consultazione di tutte le forze politiche che hanno presentato la propria lista alle ultime elezioni. Questo significa che non sentirà i Democratici di Centro e gli Europopolari, le due forze nate dopo il ricorso alle urne. Poi i Capi di Stato conferiranno il primo mandato esplorativo a termine che, di consuetudine, viene affidato al partito di maggioranza relativa: in questo caso al PSD.
A questo punto l’iter della crisi lascia spazio a molte ipotesi. Solo quando il mandato esplorativo diventerà ufficiale si profilerà la creazione di un nuovo Governo. L’unico dato certo è che per arrivare alle elezioni e sciogliere il Consiglio servono le dimissioni di 30 consiglieri.

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