Il testo integrale della relazione antimafia a San Marino

Nella relazione si mette evidenza che è a partire dagli anni '90 che si assiste ai primi fenomeni di infiltrazione malavitosa con imprenditori e “prestanome” sammarinesi che hanno fatto sponda attraverso le famose triangolazioni Iva. Poi, fino al 2007, le tante concessioni di autorizzazione per nuove banche e finanziarie utilizzate, in assenza di adeguati controlli, per schermare i proventi di operazioni illecite. Segreto bancario, società anonime: i cosiddetti capisaldi dell'economia sammarinese in quegli anni erano diventati la porta d'ingresso di capitali illegali e di personaggi malavitosi. Ma ad attirare l'attenzione della criminalità organizzata verso San Marino anche il permanere di limiti ampi sulla circolazione dei contanti - mentre in Italia venivano drasticamente ridotti – i libretti al portatore. Questo il contesto in cui la malavita è riuscita a varcare i confini del Titano. La relazione elenca anche i numerosi interventi legislativi messi in atto per contrastare il fenomeno che, paradossalmente, si è pero acuito mentre si diffondeva l'immagine in Italia di San Marino, come paradiso fiscale. Immagine che la commissione, di fatto, disconosce. Delle tante vicende di infiltrazione emerse negli ultimi anni la relazione ne rimarca due in particolare: l'inchiesta “Tibet”, riferibile alla ndrangheta, con decine-centinaia di milioni di euro passati dalle fiduciarie sammarinesi, attraverso non meglio precisati “personaggi cinesi” e Giuseppe Pensabene, amministratore della SB Immobiliare, vicino a Giuseppe Vinciguerra ritenuto il boss della 'drina della Brianza; e poi si cita anche l'inchiesta Titano che verte su un giro sporco di denaro della camorra attraverso una finanziaria sammarinese. Inchiesta per la quale sono pendenti ordini di cattura in italia per Livio Bacciocchi, Roberto Zavoli e Oriano Zonzini. Per la commissione manca un approccio di sistema al problema delle infiltrazioni criminali e vanno aumentate e coordinate le risorse a chi deve prevenire e contrastare. Serve dunque una procura antimafia, un servizio di “intelligence”, la reale attuazione delle intercettazioni telefoniche, la protezione dei testimoni a rischio di ritorsione. Un'attenzione e una sensibilizzazione sempre più alta da parte della cittadinanza. La legalità, conclude la relazione, ha il dovere di essere in primis ricercata e pretesa dalla politica, non solo a parole ma coi fatti.

Luca Salvatori

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